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Nell'interesse dei cittadini e dei professionisti serve più chiarezza.
L'editoriale di Filippo Anelli sul numero di Avvenire Medico in uscita
Nel nostro ordinamento gli Ordini professionali hanno un ruolo di garanzia, nell’interesse dei cittadini che chiedono una prestazione ai professionisti e a tutela degli stessi professionisti, affinché il loro lavoro non sia fagocitato dalle leggi di mercato.
Da molti anni il Parlamento è impegnato a scrivere una riforma degli Ordini delle professioni sanitarie che, salvaguardando questi due aspetti fondamentali, sappia dare spazio alle nuove professioni che si sono andate formando.
Un lavoro difficile e paziente, che rischia di essere stravolto in questa fase finale, con i nuovi emendamenti che intervengono sul testo del disegno di legge Lorenzin, creando una costellazione di Ordini, senza un vero ripensamento complessivo delle professioni sanitarie.
Il rischio è che, piuttosto che fare chiarezza nella realtà che si è andata creando in questi anni, a partire dai percorsi formativi, si faccia ulteriore confusione nei cittadini, già disorientati dal proliferare di figure con specifiche competenze dai contorni spesso poco chiari persino a chi opera all’interno del sistema sanitario.
Quanto ai nuovi meccanismi elettorali previsti per gli Ordini, per quanto mossi dal nobile scopo di garantire maggiore partecipazione al voto e maggiore rappresentatività, si sbaglia bersaglio: spostare il luogo delle votazioni all’interno degli ospedali rischia solo di frammentare la categoria medica e creare nuove conflittualità tra ospedalieri, liberi professionisti e medici convenzionati.
Da alcuni anni stiamo ricercando, con maggior impegno, di unificare la professione medica partendo dai temi etici che sono alla base della nostra attività professionale e questa scelta andrebbe in direzione opposta e divisiva.
Così come credo non sia utile a promuovere il tema della rappresentanza di genere il sistema semplicistico delle quote, mentre la migliore risposta è la presenza ai vertici della Fnomceo di una donna di grande valore come Roberta Chersevani, che è un esempio di stimolo alla partecipazione per tutte le donne medico. Quanto al voto elettronico, introdotto anch’esso dagli emendamenti, sarebbe un unicum in Italia, portando maggiori costi e maggiori difficoltà di gestione che impatterebbero soprattutto sui piccoli Ordini.
Dobbiamo far valere il nostro parere e le nostre idee, a cominciare dall’assemblea che Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg, ha convocato a Roma per il 23 giugno con i presidenti degli Ordini e che fornirà materiali alla discussione prevista per il giorno successivo nel Consiglio nazionale Fnomceo, sempre sul tema del ddl di riforma degli Ordini.
Come professionisti, come medici, come cittadini, che hanno a cuore il servizio sanitario del Paese, dobbiamo vigilare perché la riforma degli Ordini sia un vero strumento di modernizzazione e non un pericoloso pasticcio.