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Intesa Governo-FI, si va avanti senza fiducia
Intesa raggiunta tra Pd e FI sul decreto vaccini che può entrare così nel vivo nell'Aula del Senato. Nessuno fa richiesta di voto segreto e il governo non pone la questione di fiducia. I quasi 300 emendamenti presentati arrivano al vaglio dei senatori, anche se i primi voti slittano a oggi. Dopo una serie di incontri tra il capogruppo di FI a Palazzo Madama, Paolo Romani, e la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, affiancati da tecnici e sherpa vari, si raggiunge un accordo sui temi più caldi del provvedimento tanto che Dem e forzisti fanno fronte comune contro l'unico tentativo concreto di ostacolare il provvedimento: la richiesta di non passaggio agli articoli (un sostanziale de profundis per il testo) presentata dal M5S e respinta con 199 no contro 63 sì. Oltre ai pentastellati, infatti, contestano il decreto anche Lega, Gal e Ala. L'emendamento che dà la possibilità di somministrare i vaccini nelle farmacie, presentato dal senatore di FI e presidente dell'Ordine dei Farmacisti, Andrea Mandelli, viene bocciato dalla commissione Bilancio per problemi di copertura. Ma nel pomeriggio di ieri viene riformulato, fatto proprio dalla relatrice Patrizia Manassero, e incassa il via libera di governo e maggioranza.
I vaccini potranno venire somministrati nella farmacie, ma a valutarlo dovranno essere le singole regioni e senza che questo possa comportare aggravi di spesa. In più si prevede che le modalità per il tutto, certificazione dell'avvenuta vaccinazione compresa, dovranno essere indicate entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge. Altro punto importante che Romani rivendica come «una vittoria» di FI è il sostanziale taglio delle sanzioni dal decreto. «Quando si prevede una multa di 500 euro preceduta tra l'altro da un colloquio tra famiglie e Asl - spiega il capogruppo - significa aver sostanzialmente migliorato il decreto che di fatto non prevede più sanzioni» di migliaia di euro come nel testo originario. Ma FI non è ancora soddisfatta, punta i piedi e la spunta su altre due misure: vaccini obbligatori anche per insegnati e medici e per i minori stranieri non accompagnati. Anche per queste due norme c'è un problema di copertura, tanto che la relatrice a un certo punto si sbaglia e prima dà parere negativo a quella sui minori e poi invita alla riformulazione in ordine del giorno, ma tutto rientra. Romani corregge in Aula Manassero («veramente c'era un accordo...»), confortato dalla Lorenzin («è vero») e la questione si archivia. «Sui minori serve solo la relazione tecnica del ministero per dire che i vaccini ai minori stranieri già si fanno», spiega sempre Romani. Sull'altra questione , quella sui vaccini per medici e insegnanti, si accantona. Ma solo fino a domani. Anche quest'ostacolo, si assicura verrà superato. Le critiche più feroci stavolta arrivano dal gruppo di Ala guidato da Vincenzo D'Anna che a un certo punto accusa il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità «consulente della Lorenzin» di «prendere 600mila euro dalla Merck Sharp che gli paga una cattedra all'Università». Ma l'attacco non crea troppo scalpore. L'intesa c'è e si va avanti anche perché comunque, uno degli obiettivi della Lega, quello di allungare i tempi per l'esame sullo Ius soli, sembra raggiunto: ci sono quasi 300 emendamenti da valutare e c'è il ddl sul comune di Sappada che potrebbero assicurare uno slittamento di almeno due settimane. Senza contare il decreto per il Sud e quello sulle banche che comunque avrebbero la precedenza.