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Scotti illustra ai cittadini le ‘regole' su prescrizioni farmaci ed esami
Pazienti che suggeriscono, chiedono, a volte pretendono la prescrizione di un certo farmaco o di un esame. Quali sono le regole sulla prescrivibilità che il medico deve seguire e che il paziente è bene conosca? Ci sono farmaci o esami che il medico di medicina generale non può prescrivere? “Sì, ci sono – risponde Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale della Fimmg, intervistato dal Corriere della Sera -. Alcune Regioni, per esempio, consentono la prescrizione di determinate tipologie di farmaci e prestazioni diagnostiche solo in presenza di specifiche condizioni patologiche, prevedendo a volte sanzioni per il medico che non rispetti le limitazioni. Altri medicinali possono essere prescritti solo in casi prestabiliti (nelle “note” al prontuario) o in base a piani terapeutici specialistici (è il caso, per esempio, dei farmaci “innovativi”) per decisione dell’Agenzia italiana del farmaco”. Può il mio medico rifiutarsi di prescrivere ciò che è stato indicato da uno specialista o dal l’ospedale? “Nessun medico è tenuto a prescrivere quello che ha indicato un altro professionista, perché di ogni prescrizione si assume pienamente la responsabilità – prosegue Scotti - Di fatto, però, si creano spesso situazioni fraintese dal paziente. Ad esempio, un ospedaliero che prescrive un farmaco attraverso un piano terapeutico condiziona fortemente la decisione del medico di famiglia. Questi potrebbe con pieno diritto ritenere adatto un altro medicinale, anche in base alla conoscenza più approfondita del suo paziente. Ma un rifiuto rischia di mettere in discussione il rapporto fiduciario con l’assistito, che spesso ragiona come se esistesse una sorta di “gerarchia delle fonti”: in alto sta lo specialista, in posizione subordinata il medico di famiglia. Così, circa il 50 per cento della spesa prodotta dai medici di medicina generale può risultare indotta da specialisti”. Il medico di famiglia deve preferire i farmaci che costano meno, per esempio i cosiddetti “equivalenti” o, se vuole, può imporre un medicinale “di marca” più caro? “Le regole in proposito sono variamente interpretabili. In generale, il medico deve prescrivere la molecola efficace disponibile al costo minore, a meno che non ci siano specifiche ragioni (ad esempio, intolleranza del paziente agli eccipienti). Se vuole, aggiunge il nome commerciale del farmaco: in questo caso il paziente, in base all’informazione del farmacista, può sostituirlo con un medicinale equivalente. Al medico, però, è consentito scrivere sulla ricetta solo il nome commerciale di un farmaco nel caso di continuità della terapia per un paziente e quando ritenga non applicabile la regola della sostituibilità. In pratica, a una persona che presenti per la prima volta una certa patologia (per cui il medico non ha dati per verificare una differenza di risposta tra un farmaco e un altro) si dovrebbe prescrivere un generico oppure un farmaco “di marca” di pari prezzo. Quando, invece, il paziente sta già usando un determinato medicinale, il dottore dovrebbe, a mio parere, informarlo di un’eventuale differenza di costo a suo carico rispetto ad altri prodotti, ma consigliargli di optare per la continuità della terapia”.
Fonte Corriere della Sera