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Medici a favore dei generici, ma bisogna informare i pazienti
Uno dei temi maggiormente dibattuti in questi giorni in ambito sanità, complice la carenza di alcuni farmaci, è quello relativo alla prescrizione di farmaci equivalenti in una quantità minore rispetto alla loro potenziale platea di pazienti. Si tratta in realtà di un problema che si trascina da anni e che spesso vede i cittadini preferire pagare la compartecipazione al ticket per avere il farmaco generatore (recentemente la Corte dei Conti ha segnalato che tale cifra complessiva è pari ad un miliardo per l’anno 2021) piuttosto che ottenere quello generico.
Intervistato da Adnkronos, Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), ha indirettamente risposto alle dichiarazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che rispondendo al Question time alla Camera, ha parlato della sua intenzione di mettere in atto misure per "promuovere la prescrizione del principio attivo".
"Sulla promozione dei farmaci generici siamo disponibili a collaborare con tutti gli attori coinvolti. Ma il problema del ricorso limitato agli equivalenti non è legato, nel sistema attuale, alla prescrizione, dipende piuttosto da un fattore culturale che incide sulla scelta dei cittadini. Per questo serve informazione ai pazienti, attraverso campagne ad hoc. Dal canto nostro c'è l'impegno ad orientare gli assistiti nel modo più adeguato. Siamo disponibili ad un'operazione culturale che aiuti il paziente ad orientarsi verso la scelta del farmaco equivalente”.
Scotti infatti ricorda che la prescrizione del medico, nell'attuale sistema prescrittivo, arriva direttamente al farmacista. "I nostri sistemi gestionali per la ricetta elettronica prescrivono per principio attivo associandolo al prodotto che normalmente il paziente usa, marca di generico o brand. Questo perché in molti casi il paziente preferisce usare il prodotto con la stessa confezione, soprattutto nei casi in cui usa più farmaci, per evitare errori: cambiare scatola per alcuni può essere un problema. Il medico può scrivere 'non sostituibile' ma i dati dicono che la stragrande maggioranza delle ricette non è bloccata con la non sostituibilità".
Pertanto, al di là del consiglio del medico di famiglia, in ultima analisi è il paziente che sceglie se prendere il generico. La ricetta, inviata elettronicamente, normalmente non la vede nemmeno e quando va in farmacia gli viene chiesto se preferisce il brand (per il quale paga un sovrapprezzo) o il generico. Quindi, questo modello prescrittivo non ha influenza diretta sulla scelta dell'utente.
“Penso possa essere d'aiuto una campagna di comunicazione che coinvolga tutti - farmacisti, medici, ministero della Salute, Aifa - chiosa - per informare correttamente i cittadini sul valore del generico".
Fonte: PHARMABUSINESS.IT