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Dematerializzazione ricetta è diventata dematerializzazione della comunicazione diretta con il proprio medico
Telemedicina, big data, intelligenza artificiale, ricette finalmente dematerializzate, analisi ed esami via e-mail. In questi mesi, complice la pandemia, abbiamo visto tante promesse della sanità digitale diventare realtà. Con camici bianchi e pazienti sempre più abili, giocoforza, nel ricorrere alle nuove tecnologie. Mentre la nostra casa si prepara a diventare ‘luogo di cura’, ci siamo chiesti come fosse cambiato il modo di rapportarsi degli italiani con il medico di famiglia dopo la pandemia di Covid-19. “La dematerializzazione della ricetta è diven tata la dematerializzazione della comunicazio ne diretta con il proprio medico”, ci racconta Silvestro Scotti, segretario generale nazionale Fimmg (Federazione italiana medici di me dicina generale) e vice presidente dell’Ordine dei medici di Napoli. Convinto che ormai sia arrivato il momento di ‘varare’ un nuovo ‘Ga lateo delle interazioni digitali tra medico e pa ziente’. Una sorta di netiquette (dalla fusione del termine net, ovvero la Rete, ed etiquette) della salute: nuove regole di comportamen to corretto e buone maniere - degne di un moderno monsignor Della Casa - da osservare quando si interagisce con il proprio medico di famiglia. A vantaggio di entrambi. “Ormai riceviamo messaggi un po’ ovunque, via mail, sms ma soprattutto via WhatsApp. Solo che in questo modo, molto spesso, ci troviamo a dover richiamare il paziente per ulteriori informazioni, perché il suo messag gio non ci permette di dargli una risposta netta senza dover fare ulteriori domande. Se, ad esempio, ci vengono mandati i risultati di alcuni esami che risultano leggermente alte rati, possiamo dover chiedere che tipo di dieta si sta seguendo o se si pratica attività fisica. L’invio delle informazioni, in assenza di comu nicazione diretta fra paziente e medico, molte volte si trasforma in una cascata di messaggi e noi ci ritroviamo ad inseguire il paziente in cerca di dati ulteriori”.