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Il tema, caldissimo, è sul tavolo ormai da mesi: la riforma del Sistema sanitario nazionale valuta la possibilità per i medici di famiglia di diventare dipendenti pubblici. La proposta arriva dalle Regioni, che vorrebbero cambiare il rapporto di lavoro facendo passare i medici di base alle dipendenze dello Stato e scatenando l’opposizione del mondo dei professionisti. Un dibattito riacceso qualche giorno fa da Letizia Moratti, la vicepresidente della Regione Lombardia e vice-coordinatrice della commissione salute delle Regioni, che ha proposto la possibilità di avversi di infermieri come supplenti dei medici di famiglia per affrontarne la carenza.
Si tratta di un tema di portata enorme, che coinvolge ovviamente anche la gestione della cassa di previdenza privata dei medici, quell’Enpam il cui destino può essere fortemente modificato da uno spostamento dei medici di famiglia tra i dipendenti pubblici. “Mantenersi in salute il più a lungo possibile è un'indiscutibile diritto individuale di interesse collettivo - afferma Alberto Oliveti, presidente Enpam -. Nel progetto di riforma del Servizio sanitario nazionale indotto dal PNRR ci si propone di perseguirlo con un approccio più orientato verso la medicina d’iniziativa e la presa in carico della cronicità e delle fragilità più integrata tra servizi e professionisti, supportati dalla migliore tecnologia disponibile. È pensiero ora finalmente prevalente che per un servizio sanitario efficiente, sicuro nell'attività e al miglior costo-beneficio, tutta la formazione dei professionisti medici e sanitari, sia di base che specifica e permanente, vada orientata anche verso questo obiettivo”.
Se gli obiettivi sono ambiziosi, il modo di raggiungerli non è ancora chiaro, cambierebbe molto lo scenario se la platea dei medici di base diventasse interamente statale, rinunciando alla libera professione. “Per fare medicina di alto spessore - precisa Oliveti - è indispensabile una rete professionale di ampia prossimità e disponibilità e, soprattutto, di una verificabile competenza qualificata e orientata all'approccio clinico e funzionale per problemi di salute. Professionalità che non va solo insegnata, ma anche promossa, motivata e incentivata, affinché possa sfociare in dedizione e autorevolezza professionale”.
E poi c'è il tema della libera scelta di mercato. “In un momento come quello attuale di notevole cambiamento del modello organizzativo del sistema di erogazione dei servizi sanitari, sembra non pleonastico domandare al cittadino se, a difesa della propria salute, preferisca come riferimento continuativo a scegliersi un medico di fiducia o riferirsi al medico che la comunità assistenziale di riferimento rende al momento disponibile. Dante, per il viaggio della sua Divina Commedia, scelse Virgilio come guida di sua totale stima, un ‘duca’ per condurlo nelle segrete cose dei gironi dell'Inferno e del Purgatorio. Virgilio rappresenta l'allegoria della ragione umana che tende al giusto ordine terreno. Un riferimento esperto che, dal Limbo in cui è stato posto, si realizza nel ruolo e percorso assegnatogli dal sommo poeta”.
Fonte: L’Economia