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Scotti: più risposte ai bisogni di salute dei cittadini
«Sicuramente è un segnale importante da parte della politica che ha condiviso in modo unanime la proposta del ministro Speranza. Pare abbia compreso che la sostenibilità del servizio sanitario nazionale passa per il potenziamento della medicina generale. Altra nota positiva è che le risorse sono state identificate al di fuori del fondo sanitario nazionale e vincolate allo scopo. Speriamo si individuino strumenti normativi anche eccezionali tra lo Stato e le Regioni per poter rendere tali risorse subito disponibili». Così Silvestro Scotti parlando - in un'intervista a “La Gazzetta del Mezzogiorno” in occasione della tappa salentina del tour #adessobasta - della norma contenuta nella legge di Bilancio stanzia 235 milioni di euro per dotare i medici di famiglia di nuove apparecchiature diagnostiche di primo livello.
Di seguito l'intervista.
Questa nuova dotazione contribuisce a confermare la centralità del ruolo del medico di base, avamposto della cura dei cittadini. Ma questi strumenti in sostanza bisogna saperli usare, mi riferisco in particolare all'eventualità di un ecografo. «Sono più di diecimila i medici che hanno già frequentato corsi di formazione per l'utilizzo di queste tecnologie in particolare sull'ecografia "generalista". In ogni caso, insieme alla società scientifica della medicina generale, si condivideranno progetti operativi di un laboratorio che consenta ai MMG di fare pratica e continuo aggiornamento attraverso i migliori strumenti di simulazione». I medici di famiglia come considerano il proprio lavoro e questi cambiamenti? «Il medico di famiglia è generalmente un entusiasta del suo lavoro. L'avere a disposizione strumentazione diagnostica e percorsi agili che gli consentano di completare il suo percorso diagnostico in studio o a domicilio del paziente dai più è vista come un'opportunità soprattutto se questa porterà con sé la possibilità di liberarsi del carico di attività inappropriate, come quelle burocratiche, con cui viene disperso il suo tempo ed il suo impegno». Un microteam? «Sì. Un microteam, insieme ad infermieri e personale amministrativo, servirà a dare organicamente le risposte ai bisogni di salute dei cittadini. Il medico di medicina generale è in sé uno specialista e ripeto la tecnologia di cui sarà dotato non servirà per farne un "piccolo" specialista cardiologo, pneumologo, radiologo o altro, ma è completamento della sua dotazione professionale». Sono previsti incentivi economici? «È ovvio che questa attività dovrà prevedere dei riconoscimenti economici ma che dovranno essere rivolti non alla prestazione in sé, ma ai risultati che ne deriveranno». Concretamente come funzionerà? «Sarà necessario, come dicevo, che il medico di famiglia si possa organizzare dotandosi di figure sanitarie: infermieri e amministrativi che lo affianchino e ne condividano gli obbiettivi. La nostra iniziativa #adessobasta, con cui abbiamo percorso in camper l'Italia da nord a sud raccogliendo le istanze dei cittadini, ha evidenziato agli amministratori che solo la medicina di famiglia modernamente organizzata può dare una risposta efficace, soprattutto nelle aree del paese più lontane dall'offerta ospedaliera e specialistica e alla popolazione, per lo più anziana, delle aree disperse. Il grande successo di questa impegnativa campagna si riscontra in una condivisione delle nostre proposte a prescindere dalla collocazione politica degli amministratori». Lo Smi avrebbe criticato questa misura, che ne pensa? «Che è una posizione antistorica e miope. Non si può più pensare, se non romanticamente, al vecchio medico condotto che batteva le campagne in calesse. È tempo di pensare al medico di famiglia in chiave moderna. La posizione dello Smi non solo non lo fa scendere dal calesse, ma rischia di lasciarlo a piedi e con le scarpe rotte». Il vostro stato di agitazione cessa così? «È prematura questa decisione in quanto, anche se siamo davanti alla ferma volontà del Ministro e delle Regioni, il percorso parlamentare pensiamo non sarà così facile. Già ci giungono notizie di tentativi di emendamenti non "amichevoli". Lo stato di agitazione è presidio contro questi tentativi a monito di chi cercherà di impedire l'at tuarsi del cambiamento che faccia sopravvivere il SSN e della volontà della medicina generale di essere protagonista principale dello stesso, che consideriamo fondamentale per la tutela dei cittadini e indispensabile come strumento di democrazia e equità sociale».
Fonte La Gazzetta del Mezzogiorno