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Fnomceo ricorda vittime
Sono circa 1.500, ogni anno, le aggressioni di medici e operatori sanitari denunciate all'Inail. «Questo fenomeno non si è fermato con la pandemia» e vede «tra le vittime spesso le donne», come Paola Labriola ed Eleonora Cantamessa, «la cui morte, nel 2013, ha segnato una presa di coscienza che ha portato all'approvazione della Legge sulla sicurezza per gli operatori sanitari». Lo ha sottolineato il presidente della Fnomceo Filippo Anelli, intervenendo al convegno «La prevenzione degli episodi di violenza sulle lavoratrici della sanità», organizzato dal Ministero della Salute in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Il 55,44% dei medici afferma di essere stato vittima di violenza verbale o fisica. È un fenomeno sottostimato, tanto che il 79,26% non ha presentato denuncia. Per arginarlo, ha precisato, «il 5 Agosto 2020 il Senato ha approvato all'unanimità, in via definitiva, la legge sulla violenza contro gli operatori sanitari. Questa legge ha cambiato quadro normativo, istituendo l'Osservatorio per monitorare il fenomeno, introducendo la procedibilità d'ufficio e aumentando le pene». Nasce «da movimento mediatico importante», iniziato a seguito di due episodi avvenuti nel 2013. Il primo è la morte di Paola Labriola, «accoltellata a Bari da un paziente, dopo aver più volte denunciato alle forze dell'ordine lo stato di insicurezza nel suo studio». L'altro caso è quello di Eleonora Cantamessa, «che una sera tornando a casa, nei pressi di Bergamo e Brescia, cerca di interviene per salvare un extracomunitario da un pestaggio e viene investita con una macchina dagli aggressori. Sono due episodi che hanno segnato profondamente la presidenza del mio mandato». E prima di loro ci sono stati i casi della dottoressa Roberta Zedda e Maria Monteduro, uccise a Solarussa e a Gagliano del capo, dopo un aggressione sessuale in guardia medica. «Un Paese civile - ha concluso Anelli - deve avere a cuore i propri operatori sanitari».
Fonte Ansa