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In gioco capacità e credibilità dei governatori
Un progetto articolato e di ampio impatto quello presentato dalla ministra Lorenzin con i nuovi Lea, che contengono più prestazioni rispetto ai precedenti e tagli a quelle considerate obsolete.
Il costo complessivo rappresenta circa lo 0,37% (414 mln di euro) delle risorse messe a disposizione per le Regioni per il 2015 e una stima che si aggira attorno ai 9 milioni di aumento dei ticket.
Sono stati toccati molti settori in questa opera di ridefinizione dei Lea, alcuni strategici in particolare per lo sviluppo di una rete dell'assistenza territoriale.
Lo scrivono Giacomo Milillo segretario nazionale Fimmg e Massimo Magi segretario Fimmg Marche in un articolo pubblicato dal Sole 24 Ore Sanità.
Ora, a uno sguardo complessivo sembrano emergere alcuni orientamenti prioritari.
Primo tra tutti quello di richiamare una maggiore attenzione verso il setting dell'assistenza territoriale.
Tendenza che appare con maggiore evidenza (e necessità) se si pensa anche all'ulteriore riorganizzazione dei posti letto per acuti, che dovranno avere una riduzione di circa 3.000 pl e una ulteriore riduzione di 44 mln dell'assistenza ospedaliera, prevista nel calcolo di impatto economico-finanziario dei nuovi Lea.
L'altro elemento che emerge da questa impostazione è quello di definire un quadro di nuova sostenibilità del Ssn dove la rivisitazione del "paniere assistenziale e prestazionale" dei Lea, unito alla individuazione di misure di governance, dovrà favorire l'assunzione da parte delle Regioni di interventi di riorganizzazione della loro rete assistenziale, puntando a sistemi più appropriati e sostenibili di presa in carico in particolare delle cronicità anche con l'introduzione, tutta nuova, di una attenzione alle tecnologie che possono implementare e sostenere tali reti assistenziali.
Indubbiamente nel quadro complessivo di questa revisione, che si configura sotto certi aspetti e ambiti come un sostanziale rimodellamento del Ssn, si pone in evidenza un ruolo di credibilità delle Regioni, che dovrà essere giocato maggiormente su un piano di responsabilizzazione nella costruzione di percorsi volti a garantire la realizzazione di tali livelli assistenziali.
Ruolo che le Regioni dovranno condividere con lo Stato per adottare strumenti e procedure in grado di valutare l'efficacia e l'appropriatezza delle prestazioni incluse nei Lea, attraverso la realizzazione di linee guida e Pdta uniformi a livello nazionale, nonché la valutazione di efficacia delle innovazioni tecnologiche (Hta) e la loro introduzione nei Lea, promuovendo una presa in carico del paziente cronico più complessiva attraverso la gestione domiciliare anche attraverso la telemedicina.
Una sfida, dunque, che spinge le Regioni a una valutazione critica di quanto hanno realizzato attraverso la legislazione concorrente, frutto della modifica del Titolo V della Costituzione, che attribuiva alla loro responsabilità l'individuazione di "leggi di dettaglio" per la definizione dei Lea.
Indubbiamente un processo evolutivo così ampio e complessivo deve individuare anche degli strumenti di accompagnamento finalizzati a monitorare lo sviluppo del percorso intrapreso.
In questo senso il documento impegna Stato e Regioni a un costante confronto per aggiornare e mantenere i Lea in modo continuo e sistematico, basato su regole chiare e criteri scientificamente validi, per l'individuazione di spazi per mutualità integrativa e i programmi assicurativi per servizi e prestazioni richiesti dai cittadini, ma privi di sufficienti prove di efficacia e per l'istituzione di un organismo nazionale per l'aggiornamento continuo dei Lea, coordinato dalla Salute, con la partecipazione delle Regioni e il coinvolgimento delle risorse tecnico-scientifiche disponibili a livello centrale e regionale.
Dunque, nel complesso dell'impianto della bozza di Dpcm sembra di intravedere una forte responsabilizzazione delle Regioni e un richiamo alla loro capacità di armonizzare le scelte organizzative dei modelli assistenziali con criteri più omogenei e condivisi.
In questo contesto la Medicina generale, benché non sia oggetto di uno specifico Lea, a pieno titolo può essere ricompresa nel Lea "territo#riale" che comprende i regimi della domiciliarità e residenzialità delle cure, nonché nell'area della presa in carico dei pazienti affetti da cronicità e la loro gestione domiciliare/residenziale, anche con l'impiego di tecnologie avanzate e innovative per il monitoraggio delle condizioni di salute.
Questo posizionamento, d'altra parte, consente di sviluppare il nuovo assetto organizzativo che con la legge Balduzzi i Mmg italiani dovranno realizzare, ovvero le forme mono e multiprofessionali che rappresentano il sostegno "strut#turale" benché leggero, diffuso e sostenibile nel territorio, di una più completa presa in carico del cittadino e del mantenimento il più possibile nel suo domicilio, secondo una corretta declinazione del principio di prossimità delle cure.