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L'editoriale di Giacomo Milillo sul numero di Avvenire Medico in uscita
Le elezioni per il rinnovo delle cariche dell’Enpam alla fine si sono svolte senza problemi, nonostante i tempi ristretti che l’approvazione dello statuto e del regolamento elettorale da parte dei ministeri vigilanti hanno imposto.
L’atteggiamento di alcuni presidenti di Ordine, sempre pochi e sempre gli stessi, e di alcuni sindacati, prevalentemente uno e sempre lo stesso, che in nome della democrazia non ne accettano le regole, sembrava poter creare qualche problema al regolare svolgimento e conclusione della tornata elettorale.
I primi, il cui comportamento è paragonabile a quello di uno stalker, compensano la loro incapacità di convincere e raccogliere consenso reiterando azioni giudiziarie regolarmente respinte, sperando che qualche cavillo possa dar loro ragione almeno una volta.
I secondi, anche loro guidati dallo stesso comportamento, invocando un’unitarietà della categoria che non hanno mai saputo servire e che consiste nella pretesa adesione ai loro orientamenti, sono passati direttamente agli insulti, anche personali, reazione aggressiva proporzionale solo al loro senso di impotenza.
Tutto però alla fine è andato per il meglio, come testimonia il quasi unanime consenso, ovvero i 174 voti ottenuti da Alberto Oliveti nell’assemblea elettorale, composta dai presidenti di Ordine o loro delegati, dai presidenti CAO e dai 59 componenti eletti direttamente dagli iscritti.
Un largo consenso dovuto alla stima di cui gode la persona, indipendentemente dall’appartenenza di categoria, fondata sul suo ben operare e sulla sua capacità di individuare i punti critici della previdenza e del welfare in generale e saper indicare percorsi credibili e concreti per il loro superamento. Il resto è folclore.