Bartoletti: ogni giorno una scusa nuova, ci prendono in giro
Le prenotazioni sul portale Salute Lazio dovevano partire oggi, 4 giugno. Ma i medici di medicina generale restano al palo. L'ingresso delle 500 Ucp del Lazio (le Unità di cure primarie, ossia gli studi associati dei medici) nel sistema informatico slitta ancora. Il motivò «Non ci sono abbastanza dosi di Johnson&Johnson», fanno sapere dalla Regione. Già, perché almeno nella prima fase, dai dottori di famiglia ci si sarebbe potuti prenotare - almeno attraverso il sito - solo per una dose di Janssen. Una decisione dovuta alla maggiore semplicità gestionale del vaccino da "una botta e via", lo stesso che spetta alle farmacie. Queste ultime dal 1 giugno fanno parte, insieme agli hub, della rete territoriale, accessibili sulla piattaforma web. E per le farmacie le dosi di J&J ci sono, tanto che la Regione ha annunciato di aver esteso gli slot delle prenotazioni fino al 30 giugno. Ma resta il buco delle 40mila dosi di Janssen in meno: questa è la differenza, stimata dall'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato tra le consegne di maggio e giugno. «Ogni giorno c'è una scusa nuova - tuona Pier Luigi Bartoletti segretario romano della Fimmg e coordinatore delle Uscar - dovevamo essere inseriti nel sistema dal 17 maggio. Ormai si danno vaccini a tutti: alle aziende, alle farmacie, ma è possibile che gli intoppi siano sempre quando ci siamo noi di mezzò Se il problema siamo noi, ce lo dicessero chiaramente». Anche Alberto Chiriatti, medico di base a Ostia, vicesegretario laziale dello stesso sindacato, è perplesso. «I problemi riguardo alle forniture di vaccini ci sono, questo lo sappiamo - spiega Chiriatti - Solo noi della Asl Roma3 siamo riusciti ad ottenere un po' di J&J, ma questo non giustifica il perché non possiamo essere inseriti nel portale con gli altri vaccini di cui abbiamo maggiore disponibilità, in particolare Moderna e AstraZeneca. Lo abbiamo detto chiaramente: inseriteci nel portale, metteteci nelle condizioni di arrivare a una più ampia platea di persone, poi il resto lo gestiamo noi. C'è la volontà di non coinvolgerci».
Fonte La Repubblica