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«I medici di famiglia non hanno difficoltà a fare il tampone in ambulatorio, perché sono nel nostro contratto, ma è giusto farlo al paziente che ha sintomi, per capire se ha il Covid o l'influenza, o al paziente che è stato a contatto con un positivo; non per dare un green pass a una persona che non si vaccina per motivi che alla base non hanno nulla di scientifico». Così Silvestro Scotti intervenendo ad Agorà, su Rai 3, sulla possibilità di fare i tamponi dai medici di base per il green pass. I medici di famiglia sono stati i primi a esser coinvolti nel fare i tamponi: «ho firmato un accordo a novembre 2020, che non è stato rifinanziato e i tamponi sono stati spostati in farmacia». Ma a parte questo, per Scotti, nel momento in cui sta partendo la campagna di vaccinazione anti influenzale e la terza dose per fragili e over 60, va definito bene l'obiettivo del tampone in quanto presidio diagnostico. «La domanda - spiega - è se noi medici di famiglia dobbiamo continuare a cercare di spiegare ai circa 8 milioni di esitanti il perché è utile che si vaccinino, o se dobbiamo fare tamponi a soggetti che, per motivi non perfettamente chiari, si sottopongono a un comportamento poco o per nulla corretto».
Fonte Ansa