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Dall'integrazione tra sanità pubblica e privata alla valorizzazione del personale sanitario, dalla riforma del finanziamento del Ssn al rafforzamento della prevenzione e della medicina territoriale, fino alle sfide dell'intelligenza artificiale e dell'innovazione digitale. La Carta di Cernobbio 2025 delinea un percorso concreto per garantire un sistema sanitario sostenibile, accessibile e capace di rispondere alle nuove sfide del futuro. Il decalogo, che sintetizza le principali proposte emerse dalla Cernobbio School, organizzata da Motore Sanità dal 18 al 21 febbraio a Villa Erba, è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa con gli interventi di Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'Innovazione, Mariella Enoc, procuratrice speciale dell'ospedale Valduce, e Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità.
"Al centro della discussione di quest'anno - ha spiegato Zanon - la necessità di un modello sanitario integrato, in cui tutti gli attori collaborino in modo più efficace per migliorare la presa in carico dei pazienti e ridurre le disuguaglianze di accesso alle cure. Un tema cruciale, considerando il crescente peso delle malattie croniche e neurodegenerative sulla popolazione italiana. Un altro punto chiave riguarda la governance e il finanziamento del Ssn: il documento propone un ripensamento delle risorse, attraverso un utilizzo più efficiente della spesa sanitaria, la riduzione degli sprechi e una regolamentazione più chiara dell'intermediazione privata nella sanità". Per Butti "la Carta di Cernobbio rappresenta una visione sintetica e concreta per il futuro della sanità italiana. Come Governo, abbiamo messo la sanità digitale al centro delle nostre politiche. Stiamo finalmente riconoscendo lo sforzo straordinario fatto da Regioni e operatori privati per garantire servizi più efficienti e accessibili. Il nostro obiettivo è chiaro: vogliamo una sanità che sfrutti appieno le opportunità offerte dall'innovazione tecnologica, assicurando standard elevati di cura su tutto il territorio nazionale, riducendo disuguaglianze e migliorando concretamente la qualità della vita dei cittadini. E' una sfida ambiziosa, ma sono convinto che, lavorando insieme, possiamo vincerla".
"Non possiamo limitarci a parlare di prossimità in termini geografici - ha sottolineato Enoc - serve un sistema che assicuri continuità di cura, ascolto e responsabilità condivisa, in cui ogni attore (dal personale sanitario alle istituzioni, dalle famiglie al volontariato) abbia un ruolo attivo nella tutela della salute delle persone. La Cernobbio School è stata un'occasione preziosa per interrogarsi su come trasformare questi principi in azioni concrete. Il Servizio sanitario nazionale deve rimanere fedele ai suoi valori di universalità, equità e solidarietà, ma per farlo ha bisogno di una visione innovativa: la tecnologia deve essere un mezzo per rafforzare la sanità di comunità, non solo uno strumento di efficienza. L'intelligenza artificiale e la digitalizzazione possono migliorare la qualità dell'assistenza, ma vanno accompagnate da un investimento nelle competenze digitali, per evitare che diventino un fattore di esclusione e disuguaglianza".
Questi i 10 punti della Carta di Cernobbio 2025. 1. Coinvolgimento di tutti gli attori del sistema (istituzioni, cittadini, operatori sanitari). I cittadini devono essere responsabilizzati sui propri diritti e doveri, gli operatori sanitari necessitano di una giusta remunerazione, che tenga conto della sostenibilità del sistema e garantisca un adeguato benessere lavorativo oltre al riconoscimento del loro spirito di servizio, emerso in modo evidente durante la pandemia. 2. Potenziare la prevenzione a tutti i livelli (primaria, secondaria e terziaria) promuovendo stili di vita sani, combattendo l'obesità e rafforzando gli screening oncologici e cardiometabolici per le popolazioni a rischio, oltre a incrementare le vaccinazioni disponibili. 3. Affrontare la sfida delle demenze senili e del disturbo neurocognitivo. L'arrivo di nuovi farmaci e strumenti diagnostici richiede un aggiornamento dell'organizzazione dei centri e dei Pdta previsti dal Piano nazionale demenze, per migliorare la presa in carico dei pazienti. 4. Eradicazione dell'Hcv e rafforzamento della prevenzione delle infezioni ospedaliere e aggiornare il piano pandemico, imparando dalla pandemia da Covid-19, e affrontare il problema delle infezioni ospedaliere attraverso la prevenzione e la ricerca di nuovi antibiotici. 5. Politica del farmaco e sviluppo tecnologico, accelerando il raggiungimento dell'autosufficienza produttiva nei settori farmaceutico e biomedicale, supportando la ricerca industriale nazionale e gli Irccs.
6.Innovazione digitale e intelligenza artificiale nella sanità. L'uso dell''Ia, della robotica e dell'elaborazione dati, a partire dal Fascicolo sanitario elettronico 2.0, cambierà profondamente i servizi sanitari. Questo richiede un aggiornamento delle regole contrattuali e dei processi organizzativi. 7. Finanziamento sostenibile del Ssn attraverso fondi reperiti tramite una spending review della spesa pubblica improduttiva, riduzione dello spread e migliore governance di un sistema ormai misto. E' necessario regolamentare meglio l'intermediazione della spesa out of pocket dei cittadini, ormai superiore ai 40 miliardi di euro, ricordando che equità ed uguaglianza non sono lo stesso principio. 8. Formazione per l'uso dell'innovazione digitale. Per evitare disuguaglianze territoriali e sociali, è necessario intensificare la formazione digitale sia per gli operatori sanitari che per i cittadini. L'analfabetismo digitale rischia di escludere ampie fasce di popolazione dai benefici delle nuove tecnologie. 9. Pnrr e riforma del sistema sanitario. Il Pnrr rappresenta un'opportunità per riformare la medicina territoriale e ospedaliera (Dm 77 e Dm 70), pensando a un nuovo ruolo per gli operatori comune tra le due realtà che vada oltre il concetto di dipendenza e le limitazioni in atto per il personale ospedaliero. Occorre poi sfruttare appieno le tecnologie digitali, come la telemedicina e gli ospedali virtuali, anche per fronteggiare la carenza di personale.
10. Superare le disuguaglianze regionali. La regionalizzazione ha modernizzato il Ssn adattando i servizi ai territori, ma ha amplificato le disuguaglianze nell'accesso e nella qualità delle cure. Ridurre i tempi di attesa richiede non solo più offerta, ma soprattutto un migliore governo della domanda. Strumenti chiave sono l'uso di indicatori di performance, il vincolo delle risorse regionali negli impegni presi tra Stato e Regioni come l'obbligo di destinare almeno il 5% della spesa sanitaria sia per la salute mentale che per la prevenzione tramite progetti specifici. Una maggiore collaborazione tra le Regioni può migliorare l'equità. Regione Lombardia e territorio comasco rappresentano un modello grazie alla presenza di un privato in sanità integrato e partecipe e a strategie innovative per l'efficienza del settore sanitario.