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Nessun aumento di costi né trasformazione in Scuola di Specializzazione
Di seguito la lettera del nostro Segretario Nazionale inviata al direttore di Quotidiano Sanità.
Gentile direttore,
appare paradossale la discussione che si sta rilevando in questi giorni a seguito della bocciatura, da parte della Commissione Bilancio del Senato, dell''emendamento che cambiava la nomenclatura del Diploma di formazione "specifica" in Medicina Generale in Diploma di formazione "specialistica" in Medicina Generale. Appare evidente che sia i legislatori e i loro uffici tecnici che, diciamo così, gli "addetti ai lavori" di parte professionale e sindacale, non abbiano la piena conoscenza di come sia evoluta negli anni la legislazione sulla formazione post-laurea in Medicina e Chirurgia.
Nel 1991, per adeguarsi a direttive europee, l''Italia approva due leggi la n. 256 e la n. 257 che disciplinano, in maniera separata e incompatibile, rispettivamente la formazione per l''Attestato di formazione specifica in medicina generale, che all''epoca era biennale, e la formazione per il Diploma di specializzazione. Tale incompatibilità, ovvero l''impossibilità dopo aver usufruito di una borsa di studio derivante da una delle due leggi di poter acquisire un secondo titolo con corresponsione di una seconda, ma anche terza, quarta et etc, borsa di studio, viene messa in discussione, facendo riferimento al diritto allo studio quale diritto costituzionale libero e incoercibile, da una Sentenza della Corte Costituzionale.
Questa Sentenza crea la premessa di uno scollamento dalle primarie intenzioni del legislatore, riferite evidentemente a mantenere l''investimento per le borse di formazione post laurea quale leva ad orientare rigidamente il fabbisogno dei medici a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale pubblico; di fatto prima della Sentenza se il medico otteneva un Diploma per una specializzazione, fermo restando i criteri di equipollenza, poteva esplicitare il suo futuro professionale solo in quella area e questo con particolare riferimento alla Medicina Generale non esistendo possibilità di equipollenze, tranne quelle già definite con il DM 15/12/1994 dal ministro Costa, sulla base di una applicazione della normativa europea, che lo prevedeva come deroga fino al 31/12/1994 per tutti i laureati in Medicina abilitati entro quella data, prescindendo da titoli post laurea. Nel 1999 con il D.Lgs 368 le due normative (legge 256/1991 e legge 257/1991) vengono unite in un unico provvedimento ma mantengono anche in questo caso due modelli distinti di formazione, una universitaria e una regionale.
Questo è dimostrato dalla partizione della legge in Capi diversi e Titoli diversi per quanto concerne le due tipologie di formazione: il Decreto Legislativo difatti rende triennale e Diploma la formazione post laurea in Medicina Generale. Questa distinzione, fintanto che non sono aumentati i posti in specialità universitarie, al punto che oggi addirittura molte borse rimangono scoperte, riusciva e riuscirebbe ancora a sostenere l''unica formazione post-laurea orientabile all''esclusivo fabbisogno di medici di medicina generale, se non si fosse sbagliata negli anni la programmazione e non si fosse, ormai da troppi anni, fatto un racconto della medicina generale come di una disciplina minore, diminuendone l''attrattività nei giovani medici, cosa che contribuisce ormai alla non copertura delle borse messe a concorso, con una grande sofferenza del servizio e della cittadinanza che ha e avrà sempre più difficoltà a trovare e scegliere soprattutto un medico di famiglia.
Ora, dove l''emendamento in questione con il semplice cambio di denominazione avrebbe determinato un aumento di spesa senza cambiare tutto il Titolo IV del D.Lgs 368/99? Che senso ha poi la discussione che si sta affrontando in tutti i disegni di legge presentati, e su cui sono in corso le audizioni in Commissione al Senato, sulla trasformazione in scuola di specialità della formazione in Medicina Generale se oggi, in assoluta assenza di dinamiche di spesa, si boccia un provvedimento ma si certifica in realtà che se si volesse trasformare in specialità la formazione in medicina Generale di fatto non ci sono le risorse?
Appare evidente invece lo sforzo fatto dai Senatori che hanno presentato l''emendamento (Liris, Satta, Zullo, Mancini, Silvestro, Murelli, Minasi), dalla Commissione Affari sociali e Sanità del Senato, che lo aveva approvato con il sostegno del Ministero della Salute, nell''individuare un percorso di iniziale avvio di una trasformazione su cui come Fimmg concordiamo ma la cui materia, come si spera di aver dimostrato, è un po'' più complessa di come viene descritta dai tanti leoni da tastiera e da qualche legislatore dell''opposizione che rischia, con proposte semplificative, di buttare il bambino con l''acqua sporca.