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Il medico spesso troppo spesso è «il bersaglio» della rabbia e della frustrazione. Da qui le 16mila aggressioni all''anno, le botte, gli insulti, le minacce da parte dei pazienti. Filippo Anelli, in un''intervista al Giornale, spiega: «I sondaggi delle case demoscopiche dicono che il livello di fiducia è alto. Ma questo non ci esime dal dover fare delle considerazioni: viviamo in una società aggressiva che ha perso tanti valori. Si usa la violenza contro varie figure autorevoli, dagli insegnanti ai giudici, dalle forze dell''ordine ai sanitari. Il medico ha una crisi d''identità». Il medico ha perso l''autorevolezza? «Nel tempo sì. È stato un processo lento. I cittadini chiedono efficienza dalla sanità e se non la ottengono sfociano nella rabbia. Ci sono stati tagli al personale deleteri, il tetto delle assunzioni è fermo ai livelli del 2004. In più è stata sbagliata la programmazione dei posti all''università. Dieci anni fa c''erano 10mila iscritti a Medicina e 6mila posti di specializzazione. Ma in pensione ci sono andate 15mila persone. I numeri sono stati corretti solo nel 2020 con il Covid. Ma il personale è poco, i medici fanno i doppi turni, il rischio clinico aumenta». Che nesso c''è con le aggressioni? «Con tutti questi problemi, i medici hanno meno tempo». Intende tempo per curare bene i pazienti? «Tempo per ascoltarli, per spiegare in cosa consistono le cure, quali rischi comportano. La comunicazione è già una cura. E dal momento in cui è venuta a mancare, il medico è stato visto come una sorta di tecnico, nulla di più. Quindi è venuta meno la sua credibilità e ha perso il rispetto». Nel frattempo sono state diffuse, forse come mai in passato, fake news sanitarie di ogni tipo. «Esatto. Hanno trovato spazio proprio nel vuoto di comunicazione che si è creato tra medico e paziente. Ovviamente un medico non può curare tutto. Il paziente cerca risposte. Per questo fanno presa soluzioni alternative (anche se soluzioni non sono), suggestive e miracolistiche».
Fonte Il Giornale