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«Abbiamo mille contatti al mese, contro di noi attacchi fuori luogo»
Sono in corso «reiterati e ingiustificati attacchi alla medicina generale. Il sindaco di Pordenone Ciriani ha dichiarato che responsabili dell'intasamento dei Pronto Soccorso siamo noi che non andiamo a visitare i pazienti a domicilio. Il professor Sechi ha rincarato la dose suggerendo di non erogare la quota capitaria (ovvero la principale voce stipendiale) ai medici che non vanno nelle case. L'assessore Riccardi dichiara prioritario rifondare il sistema. Toni e contenuti che mal si coniugano con il necessario rapporto di collaborazione tra le istituzioni e i medici di medicina generale e di integrazione tra ospedale e territorio: aspetto, quest'ultimo, che è alla base non solo del corretto rapporto tra professionisti, ma è uno degli elementi cardine per ottemperare a una appropriata presa in carico del paziente». A denunciarlo sono i medici di famiglia della Fimmg in una lettera-denuncia la cui prima firmataria è Adriana Fasiolo, segretario generale di Gorizia, riportata sui quotidiani “Il Piccolo di Trieste” e il “Messaggero Veneto”.
Le accuse, si legge, sono «fuori luogo, specie in un momento come questo in cui il sistema sanitario nazionale, fondato su principi di equità, uguaglianza e universalità, sta vacillando. E oggi, più che mai, chi opera all'interno dello stesso dovrebbe in modo coeso difendere il sistema sanitario pubblico e non fomentare lacerazioni tra i professionisti. Ognuno di noi, medici del territorio e medici ospedalieri, vive un momento difficile e la deriva verso la privatizzazione destabilizza il sistema con ricadute negative in termini di salute, specie nel paziente multiproblematico, con il rischio di determinare non una presa in carico coordinata, ma una frantumazione nella complessità delle patologie del singolo paziente con i rischi di inappropriatezza che ne derivano».
A supporto ci sono i dati: «Un singolo medico di medicina generale mediamente ha 1.000 contatti al mese che registra sulla sua scheda sanitaria. A questo numero vanno aggiunte le decine di contatti quotidiani via telefono, via whatsapp o via mail. Forse questi dati sfuggono a chi non conosce il nostro lavoro quotidiano. Meno di 2.000 circa al mese sono gli accessi al Pronto soccorso di Gorizia. Senza altri commenti, questi numeri sono oggettivamente indicativi dell'importante filtro assicurato dalla nostra categoria». La Fimmg quindi si dice d’accordo «nel ritenere necessaria una rifondazione della medicina generale. Ed è un tema affrontato con dettaglio e proposte fin dal 2012 da parte della Fimmg nel suo programma politico sindacale, la appunto "Ri-fondazione della medicina generale. È imperativo un rinnovamento. Lo si può e lo si deve fare, ma non additando colpevoli, bensì investendo nel capitale umano e definendo un progetto di riorganizzazione del territorio che deve comportare un radicale cambiamento strutturale ed organizzativo nel modo di operare dei Mmg, attraverso la formazione, nonché appropriati strumenti e supporti per la gestione delle patologie croniche e della domiciliarità».
Secondo i medici della Fimmg «è tassativo dare un nuovo volto alla medicina del territorio, adeguandola alle nuove necessità e creando quell'offerta che non determini diseguaglianze nel diritto alla salute. Ricordo che al proposito la parte sindacale ha inoltrato proposte e sollecitazioni all'assessorato chiedendo reiteratamente la convocazione ad hoc di un tavolo tecnico fin dal 2021, ribadendolo nel maggio dello scorso anno, ma non vi è stata disponibilità ad oggi alla discussione delle proposte inoltrate. I pubblicizzati ambulatori Asap (Ambulatori sperimentali di assistenza primaria) rappresentano un'emergenza temporanea, ai quali è necessario purtroppo oggi attingere, in cui però la logica del rapporto fiduciario e della continuità della cura è assente, elementi questi che rappresentano il valore aggiunto della medicina generale e che vanno valorizzati creando le condizioni operative per garantire la presa in carico e non la prestazione fine a se stessa. Ad oggi, pertanto, oltre a soluzioni emergenziali cui si è costretti, non ci è dato conoscere qual è il progetto regionale di valorizzazione e di attrattività della medicina del territorio e delle professioni sanitarie che la regione propone per far fronte alle criticità. Infine un'ultima considerazione: dei 379 medici deceduti per Covid il 50% apparteneva alla medicina generale».