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Anna Pozzi: «Lunedì 17 convocata assemblea con urgenza»
«Come Fimmg siamo molto preoccupati per quanto riguarda l’ormai prossima riorganizzazione del nostro servizio in Milano città. C’è il rischio di perdere 400 ore settimanali, che, su base annua, potrebbero ammontare fino 250.000 euro. Sarebbe un danno grave per la nostra categoria. Per affrontare questa grave criticità abbiamo deciso di convocare con urgenza un incontro lunedì prossimo. La riunione si terrà presso la nostra sede della Fimmg Milano in Via Teodosio 33 a partire dalle 20.30. Abbiamo deciso di aprirla anche ai non iscritti al nostro sindacato. Sarà un’occasione importante per condividere, con voi tutti, proposte utili a migliorare la nostra attività. Nell'incontro esporremo quanto verrà discusso e concordato al tavolo tecnico aziendale, dove partecipiamo anche in vostra rappresentanza». Lo scrivono in una nota Gaetano Lops, segretario Fimmg CA Milano, e Anna Carla Pozzi, segretario provinciale Fimmg Milano.
La riunione fa seguito al comunicato inviato nei giorni scorsi da un «folto gruppo di professionisti medici che prestano servizio presso la Continuità Assistenziale della Città Metropolitana di Milano, che viene gestita da ATS Milano» in merito alla riorganizzazione del servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) nell’area di Milano Città, a partire dai prossimi giorni (entro il 15 luglio 2023): «In particolare – si legge nella nota - si passerà dall’avere 8 postazioni, diffuse su tutto il territorio milanese, ad una sola postazione in zona Isola, riducendo, inoltre, in maniera drastica, il numero dei medici in servizio nelle ore notturne. Si passerebbe, infatti, dagli attuali 23 medici attivi dalle ore 20 sino alle 8 del mattino, ad avere 18 medici in servizio dalle ore 20 sino all’1:30, e soli 10 medici in servizio dall’1:30 alle 8 di mattina. Tale taglio netto del personale impiegato in postazione risulta assolutamente incomprensibile se rapportato alla recente emergenza pandemica da COVID-19, durante la quale le carenze di personale e di strutture dedicate alla Medicina del Territorio sono già costate un prezzo altissimo in termini di vite umane. Tale politica appare ancor di più in controtendenza rispetto alle politiche nazionali ed europee che, anche in virtù dei fondi del PNRR, spingono verso un’implementazione della qualità della sanità territoriale, più che verso un suo depauperamento. Come medici di Continuità Assistenziale vogliamo far notare che i primi a pagare lo scotto di un tale cambio saranno proprio i cittadini, per i quali risulterà molto difficile parlare con un medico di notte e ricevere l’assistenza dovuta. Il personale, così ridotto a meno della metà di quello attuale, non riuscirà a far fronte alle chiamate in arrivo, né ad effettuare visite domiciliari tempestive, per via anche dell’accentramento di tutte le unità in una sola Centrale Unica, molto lontana da alcune zone della città. Questo disservizio inoltre andrà a ricadere anche sui Pronto Soccorso che, da anni, soprattutto nella nostra regione, stanno soffrendo di carenza di personale e di elevato accesso di pazienti per problematiche non urgenti. Insomma, una modifica che appare forse irrisoria agli occhi dei dirigenti di ATS Milano, ma che avrà delle conseguenze importanti a livello di tutta l’assistenza sanitaria locale. Date queste nostre considerazioni, non capiamo il razionale di questo cambiamento, in quanto il senso delle postazioni territoriali, legate a doppio filo all’ambulatorio di afferenza e al territorio, era proprio quello di essere il più possibile in prossimità della popolazione servita che, ad oggi, in assenza anche di assistenza da parte dei medici di base, si troverà a vedersi negato uno dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, ossia quello dell'accessibilità alle cure (Art. 32 Costituzione Italiana). In questa riorganizzazione, voluta unilateralmente da ATS Milano ed appoggiata da Regione Lombardia, aumentare le sedi ambulatoriali e prolungarne gli orari di apertura, non può essere pensata come soluzione al taglio del personale in postazione, in quanto quest’ultima è dedicata soprattutto alle visite domiciliari ed alla gestione telefonica di quei pazienti che per età o comorbidità non possono recarsi in ambulatorio (anziani, pazienti fragili, invalidi), che saranno pertanto quelli che pagheranno il prezzo più alto di una tale riorganizzazione. Infatti, sottolineiamo come l’utenza che contatta il 116117 e che viene gestita telefonicamente o con visita domiciliare, non è la stessa utenza che invece si reca (quasi sempre autonomamente) in ambulatorio di Continuità Assistenziale. Pertanto, questi due servizi andrebbero pensati come complementari, piuttosto che sostitutivi l’uno dell’altro. Ci preme qui ricordare che eventuali disservizi e disagi per l’utenza, legati al ridotto numero di medici in postazione, con le possibili conseguenze medico-legali associate, non potranno essere ascritti al solo professionista che si troverà ad agire e lavorare sottorganico e con una mole di lavoro inadeguata, ma saranno anche ascrivibili, in quota parte, a chi ha organizzato il sistema e generato quel disservizio, anche in sede giuridica. Nell’ambito di questa profonda riorganizzazione del servizio, Regione ha più volte affermato che noi medici saremmo troppo pochi per coprire il servizio in maniera più ampia. Tale affermazione risulta priva di ogni fondamento: esiste una graduatoria nella quale sono presenti più di 700 medici (di cui 601 medici specializzandi), dalla quale non sono stati ancora chiamati numerosi colleghi, che potrebbero facilmente supplire alle denunciate carenze sul territorio, sia per la copertura delle postazioni che degli ambulatori. Aggiungiamo poi come già adesso, con 23 medici attivi dalle 20 alle 8 nelle postazioni ed i medici in ambulatorio serale e diurno, siamo di gran lunga al di sotto di quanto stabilito dall’ultimo ACN (2022) e dal successivo AIR (2023), che prevedono un rapporto di 1 medico/24h ogni 5.000 abitanti per il servizio di Continuità Assistenziale. Con l’attuale riorganizzazione questo rapporto sarà ancor meno rispettato. Rispondendo, poi, a quanto dichiarato sul Corriere della Sera qualche giorno fa dall’Assessore Bertolaso e dai dirigenti di ATS, ossia che le domiciliari sarebbero poche e che pertanto questo giustificherebbe un taglio del servizio in postazione, ci teniamo a sottolineare che il lavoro di Continuità Assistenziale non può essere valutato solo in base al numero di domiciliari effettuate. Queste ultime vengono erogate a discrezione del medico che prende in carico il paziente, in base al quadro clinico ed al quesito posto dall’utente, nonché alla valutazione di anamnesi, età e comorbidità dello stesso. Molte delle richieste che ci giungono per problematiche non differibili al giorno successivo vengono gestite con consulto telefonico il più possibile chiaro, esaustivo ed efficace, e che molto spesso richiede tempistiche anche superiori rispetto a quelle di una visita ambulatoriale. Il servizio di Continuità Assistenziale deve essere garantito nei numeri del personale coinvolto e nelle modalità adeguate, poiché è un servizio essenziale per il cittadino, paragonabile alle Forze dell’Ordine, ai Vigili del Fuoco, ai Pronto Soccorso. Per quanto sopra detto, noi siamo assolutamente favorevoli all’apertura di nuovi ambulatori ed all’ampliamento dell’orario di fruibilità di questi ultimi da parte dell’utenza, ma non al prezzo di una netta riduzione del personale in postazione. Facciamo qui notare, infatti, come ci si stia chiedendo di implementare i servizi in capo alla postazione (telemedicina) ma contemporaneamente si stia tagliando la forza lavoro, che quei servizi aggiuntivi dovrebbe espletare. Sebbene la Centrale Unica sia citata come punto riorganizzativo anche nell’ultimo ACN (2022), ci preme sottolineare che non tutte le realtà sono uguali e che il concetto di Centrale Unica dovrebbe essere differente in una città di 100.000 abitanti rispetto ad una che ne ospita 1.350.000 come Milano, senza considerare i tanti turisti e domiciliati non residenti, i quali rendono il dato sopra citato verosimilmente sottostimato. Effettuare una visita domiciliare partendo dalla Centrale Unica di via Farini, per spostarsi nelle zone periferiche della città, potrebbe richiedere anche tempistiche che, tra andata e ritorno (senza contare il tempo della visita), rischiano di superare i 60 minuti. Una soluzione a tale problema potrebbe essere quella di prevedere un numero congruo di Centrali Uniche diffuse sul territorio (3-4) per poter permettere una maggiore capillarità, efficienza e disponibilità del personale medico sul territorio di competenza. Tale organizzazione risolverebbe anche il problema logistico dell’avere 18 medici ammassati in una sede che prima ne conteneva 6 a notte, i quali già saturavano i locali a disposizione. In ultimo, pare irragionevole che, a fronte di un taglio del personale che obbligherà tutti noi medici a lavorare per più giorni al mese rispetto ad ora (per mantenere lo stesso monte orario), con servizi aggiuntivi (telemedicina), e turni sottorganico notturni, si mantenga invariato il trattamento economico riservato ai professionisti medici. Abbiamo più volte fatto notare al Dr. Cassavia, Direttore delle Cure Primarie di ATS, tutte queste problematiche, ma da parte sua c’è stata una totale chiusura, non mostrando alcuna disponibilità al confronto su come ovviare a queste problematiche. Come Medici di Continuità Assistenziale sottolineiamo la nostra contrarietà a tale riorganizzazione del servizio e vogliamo che la popolazione milanese sia resa edotta del cambiamento che stanno mettendo in atto ATS e la Regione stessa, perché ricadrà completamente sulle persone più fragili: sarà più difficile per noi reggere chiamate da tutto il territorio milanese e non potremo garantire più domiciliari tempestive, per i motivi sopra esposti. Anche i sindacati si sono espressi unitariamente contro questa riorganizzazione e non hanno firmato l’accordo. Per quanto sopra esposto, le nostre richieste sono le seguenti: - Apertura di 4 sedi di Centrale Unica sul territorio (Milano Nord, Milano Sud, Milano Ovest, Milano Est) - Mantenere i 23 medici attivi in postazione di notte sino all’1:30 e valutare una riduzione adeguata nelle fasce notturne avanzate (almeno 16 medici in servizio) - Adeguamento della retribuzione oraria dei medici come già avvenuto in altre ATS per il servizio di Continuità Assistenziale Ci appelliamo ai sindacati ed alla cittadinanza attiva per portare avanti queste nostre richieste e valutare ciò che è possibile fare, in tutte le sedi opportune».