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«La croce» degli accessi impropri ai pronto soccorso «non può certo essere gettata addosso ai medici di famiglia che anche in questi giorni di grande caldo hanno gli studi pieni, vanno a domicilio di decine di pazienti in affanno e sono oberati di una miriade di compiti burocratici che andrebbero snelliti. Così come la responsabilità prescritti che andrebbe spalmata anche su tutti gli specialisti ospedalieri e distrettuali per consentirci di dedicarci solo all'assistenza». Lo ha detto Luigi Sparano, segretario provinciale di Napoli della Fimmg, intervistato da “Il Mattino”.
«I nostri pazienti sono in maggioranza anziani fragili con malattie croniche molto serie che solo in una minoranza di casi finiscono in ospedale con riacutizzazioni. Abbiamo in media oltre mille pazienti e in alcuni casi 1.500 e anche più a cui badare. Oggettivamente non possiamo fare di più», ha aggiunto Sparano, che sugli ospedali e le case di comunità ha detto: «Quando saranno realizzate dovranno essere popolate da medici e operatori sanitari, infermieri e tecnici che allo stato non hanno alcuna previsione di copertura economica. Anche in questo caso si pensa che la medicina di famiglia possa dedicarsi a questo segmento assistenziale ma mancano i contratti, le organizzazioni, manca tutto». Perché in molti nel territorio rinunciano agli incarichi? «Perché i giovani sono attratti dalle promesse di compensi sontuosi e opportunità di carriera che vengono offerti dalle più ricche
regioni del nord. È chiaro che la partita dell'autonomia differenziata, in uno scenario sanitario in cui si è già regionalizzato tutto, punta a differenziare soprattutto gli stipendi per attrarre il personale che serve. Oggi la sanità può essere garantita solo da chi ha risorse e personale». Però «già dal 2024 giovani laureati in medicina potranno provare ad ottenere una borsa e gestire Napoli sin da subito fino a 1.000 pazienti. È un'occasione per valorizzare subito dopo la laurea gli anni di studio spesi per la medicina e porre un argine alla carenza di medici di famiglia che attanaglia Napoli come altre città. Un anno fa solo la metà dei posti è stata richiesta da aspiranti medici di medicina generale. Evidentemente non è una questione di compenso. Spero che questa volta neanche una borsa vada perduta», ha concluso Sparano.