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Rischio calo medici sentinella: più difficile monitorare i dati
La prossima settimana "sarà decisiva per avere un'idea più chiara dell'andamento dell'influenza dei quest'anno. Potremmo capire, in base all'intensità della fase epidemica, se i casi esploderanno durante le feste o se dobbiamo aspettarci un'intensificazione alla riapertura delle scuole". E' la previsione, per l'Adnkronos Salute, di Silvestro Scotti. I fattori in campo "sono la vaccinazione da un lato e la socialità, soprattutto dei più giovani, dal'altra". "Durante il Natale - continua - il 'pericolo' maggiore sono le riunioni familiari in luoghi chiusi. Ma se nei prossimi giorni circola poco il virus i picchi si spostano al periodo successivo, quando ci si ritrova a scuola". Da qui "la raccomandazione, a chi ancora non lo ha fatto, a vaccinarsi adesso: visto l'andamento apparentemente più lento l'immunizzazione ha un valore importate perché la curva dei contagi potrebbe alzarsi più avanti". La circolazione virale elevata, inoltre, "potrebbe durare oltre il mese di febbraio-marzo, quindi chi si protegge adesso ha la garanzia di avere una copertura, anche in caso di una coda influenzale, che possa andare più avanti nei mesi rispetto agli anni precedenti".
Per Scotti, la carenza di medici di famiglia rischia di incidere anche sulla capacità di monitorare l'andamento dell'influenza nel nostro Paese, come accade oggi attraverso la rete dei 'medici sentinella'. Scotti ricorda l'emorragia dei camici bianchi del territorio attivi, "passati in pochi anni da 45mila a 37mila. E, sempre in pochissimo tempo, siamo passati da una media 1.100 assistiti per professionista a cifre medie superiori a 1.300 pazienti per collega". "Due numeri che, da un lato fanno prevedere la possibilità di una riduzione dei professionisti che possono essere coinvolti nel ruolo di 'sentinella' epidemiologica. E, dall'altro, con l'amplia platea di assistiti, indicano la difficoltà ad aderire a questi progetti che, per quanto importanti, hanno un carico di impegno. Un giovane che, appena entrato nella professione, si trova a gestire più di 1300 pazienti avrà difficilmente disponibilità". I medici di famiglia, insomma, sempre di meno e sempre più gravati di lavoro, "caricati dai tanti impegni burocratici, rischiano di perdere di vista un'attività clinica epidemiologica che invece è funzionale al Paese perché permette di organizzare le risposte assistenziali ma anche, su un piano più generale, di poter fare stime anche rispetto alla produttività sul lavoro, su cui il numero di casi d'influenza può incidere", conclude
Fonte Adnkronos