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«L''obiettivo della "casa come primo luogo di cura" grazie alla digitalizzazione della sanità funziona se vicino alla casa c''è un medico di medicina generale. Siamo consapevoli, e i sondaggi lo dimostrano, che i cittadini sono favorevoli ad esempio alla telemedicina, ma non rinuncerebbero alla figura del medico di base, per motivi di fiducia». Lo ha detto il segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti, intervistato dal sito Innlifes.com.
«È evidente che siamo nella fase iniziale, non si può pensare di introdurre in modo sistemico nuove tecnologie nel sistema in soli due anni: è un processo che richiede tempo, sia per quanto riguarda la formazione del personale sanitario, sia per l''alfabetizzazione dei pazienti, che devono imparare un nuovo linguaggio. Il medico di famiglia svolge in questo processo un ruolo cruciale: infatti, la digitalizzazione può essere accelerata se viene mediata da una figura di tipo fiduciario come il medico di base», ha precisato Scotti secondo il quale «ovviamente il numero dei medici incide in maniera decisiva: noi da anni parliamo di medici per numero di assistiti, ma questo ragionamento non funziona. Serve iniziare a pensare alla distribuzione dei medici per chilometro quadrato, soprattutto considerando che nel nostro Paese più di 10 milioni di persone vivono in Comuni che non superano i 5000 abitanti. Soprattutto, quando parliamo di prevenzione primaria, la figura del medico di base è fondamentale e non si può pensare di sostituirla unicamente con la telemedicina per raggiungere i piccoli comuni e le aree interne, altrimenti non si spiegherebbe perché fino ad ora le campagne di promozione vaccinale e altre categorie di prevenzione primaria non abbiano funzionato granché».