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Venesia: situazione drammatica
«Cercasi medici di famiglia»: di questo passo, vedremo l'annuncio sui giornali. Nel presente ci sono già centri si sanità privata che in alcune regioni, è il caso del Veneto, cominciano a proporre pacchetti di visite internistiche, sostanzialmente assimilabili a quelle eseguite dai medici di base, però in regime privato: i vuoti, prima o poi, e in qualche modo, si riempiono sempre, nonostante le polemiche. Non è il caso del Piemonte - non ancora, almeno - che però condivide con il resto d'Italia una situazione sempre più drammatica. Fanno fede i dati sul Bollettino unico regionale, l'organo d'informazione che pubblicizza le leggi, i regolamenti e gli atti della Regione, i più aggiornati: 440 carenze di medici di famiglia, di cui 40 coperte dai medici con titolo (cioè con diploma di specializzazione in Medicina generale), per le restanti 400 hanno partecipato al bando 220 medici in formazione. Passando dai dati alle stime, da parte dei sindacati di categoria, dei 220 medici in formazione dovrebbero firmare un centinaio. Quanto alle borse di studio per il prossimo Corso di formazione di Medicina generale, su 140 posti dovrebbero iniziare in 120. Numeri affatto adeguati che, come si premetteva, sono in linea con il quadro nazionale. «Già 4 milioni di italiani sono senza medico di base, in 5 anni potrebbero diventare 15 milioni», aveva avvertito nei giorni scorsi Silvestro Scotti. Un quadro in rapido peggioramento, insomma, a causa dei 15 mila dottori che andranno in pensione, sostituiti da appena 5 mila nuovi ingressi nel prossimo quinquennio. Non a caso, anche in Piemonte la preoccupazione è proporzionale ai numeri, esigui. «Una situazione drammatica, risultato di una quasi totale mancanza di programmazione portata avanti negli ultimi dieci-quindici anni e da noi più volte denunciata - commenta Roberto Venesia, segretario Fimmg Piemonte -. In attesa di una necessaria riforma dei percorsi formativi che, a partire dall'Università, faccia conoscere e apprezzare la Medicina Generale, bisogna dare subito corso ai rinnovi degli Accordi integrativi regionali, in grado di disciplinare una situazione che comporta un sovraccarico per i camici bianchi in servizio e disagi per i cittadini. La prossimità, la vicinanza al paziente e il rapporto di fiducia non si inventano, si creano».
Fonte La Stampa