news
.
Botta e risposta tra i medici di famiglia e il settimanale “Gente”. Sul numero di questa settimana è stata pubblicata una lettera scritta dall'Esecutivo Fimmg Milano e dal segretario provinciale Anna Carla Pozzi, in risposta all’editoriale dal titolo "Pronto, dottore?" del direttore Umberto Brindani: «Egregio direttore, le scriviamo dalla Sezione provinciale di Milano della Federazione italiana medici di famiglia, il sindacato maggioritario in Italia. Abbiamo letto il suo editoriale dal titolo "Pronto, dottore?", che ci ha lasciato notevolmente contrariati. Il nostro lavoro non si limita, come molti credono, agli orari di ricevimento al pubblico che vede esposti all'ingresso dei nostri ambulatori. Quando lo studio le appare chiuso, e pensa che siamo dei "fannulloni", come una ex-assessora lombarda ha avuto il coraggio di definirci, noi, al contrario, ci stiamo occupando dei nostri assistiti. Stiamo confortando telefonicamente i familiari dei nostri pazienti ricoverati, stiamo ri-studiando la storia clinica di un paziente che vedremo nel pomeriggio, siamo al domicilio dei nostri pazienti cronici e allettati, degli emarginati e dimenticati da un sistema sanitario che offre sempre di più cure all'avanguardia solo a chi se le può permettere. Si ricordi, direttore, che siamo medici e come tali siamo dotati di un'autonomia professionale. Pertanto, non si scandalizzi se noi, che potenzialmente siamo gli unici ad arrivare a seguire il singolo paziente dal nostro primo giorno di lavoro fino alla pensione, diamo la nostra opinione sulle condizioni di salute e sulle terapie, e ci preoccupiamo dell'attività più importante: la prevenzione primaria, che permette di evitare l'insorgenza delle malattie. I "banali consigli di una vita sana" e la medicina di iniziativa spesso salvano la vita più di un esame prescritto inutilmente, e aumentano la probabilità di vivere i restanti anni della vita in salute. Se il nostro lavoro fosse così semplice come lo si vuole sempre dipingere, non crede che saremmo molti di più e non ci sarebbero problemi di carenza? Pensa che sia tutto solo dovuto a una cattiva programmazione? Se così fosse, perché i giovani medici scelgono altri percorsi? È al corrente che in Regione Lombardia, quest'anno su 715 posti disponibili per accedere al Corso di formazione specifica in Medicina generale, hanno effettivamente aderito circa 300 colleghi?».