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«Non siamo capro espiatorio di tutto, il problema sono le prescrizioni indotte da chi fa intramoenia»
«Non siamo capro espiatorio di tutto, il problema sono le prescrizioni indotte da chi fa intramoenia. Penso a un esposto contro i Cup per i cambi di priorità»
«Non è possibile che i medici di famiglia siano sempre il capro espiatorio in tutti i processi. È il momento di togliere di mezzo le ipocrisie e affrontare le questioni come sono». Lo ha detto il segretario della Fimmg di Padova, Domenico Crisarà, secondo quanto riporta “Il Mattino di Padova”, replicando alle parole di Giampiero Avruscio, presidente dell'Anpo-Ascoti, il sindacato dei primari ospedalieri, che ha chiesto ai medici di medicina generale di ridurre le prescrizioni degli esami a favore delle visite.
«Pensiamo ad esempio all'attività in intramoenia: di fatto, quando un paziente viene visitato da un medico in questo regime, lo specialista non ha la possibilità di prenderlo in carico, perché non può fare le famose ricette rosse, quindi se c'è bisogno di un approfondimento diagnostico, il paziente viene inviato a noi con la lista delle ricette da fare. Allora mi domando: a chi dovremmo imputare quelle prescrizioni, a noi o agli specialisti che le hanno richieste? Forse, invece che soffermarsi su chi le ha firmate, sarebbe il caso di cominciare a considerare il problema delle prescrizioni indotte», ha aggiunto Crisarà.
«Il medico che lavora in regime di intramoenia – ha puntualizzato il segretario della Fimmg di Padova - dovrebbe stabilire un percorso che inizia con la visita e rimandare il paziente dal suo medico di famiglia solo una volta che questo è ultimato, invece non è così. Manca la presa in carico. Sono anni, almeno 6-7, che di fronte a certe polemiche noi chiediamo che venga fatta la verifica delle prescrizioni per misurarne l'appropriatezza, ma ognuno si deve assumere le sue responsabilità».
Crisarà ha quindi annunciato che «sto seriamente considerando di presentare un esposto» contro i Cup «non solo perché non si capisce come funzionino, ma soprattutto perché a me tornano indietro quotidianamente le ricette con la richiesta da parte dei pazienti di modificare i tempi di erogazione per poter accedere alla prestazione ordinata, inserendo una priorità B invece della D. Mi sembra che in questo caso si profili l'esercizio abusivo della professione: la priorità è un atto medico e non possono essermi suggerite cose diverse. I Rao, i famosi raggruppamenti omogenei d'attesa sono entrati in vigore a gennaio e cosa è cambiato? Nulla. C'è solo più confusione perché si affida sempre la responsabilità non alle strutture ma ai medici di famiglia». Per il segretario della Fimmg di Padova «non è possibile che ormai siano tutti scontenti, dai medici agli operatori socio-sanitari passando per gli infermieri. I medici vanno incentivati e non è che offrendo loro più soldi per fare turni dove non ci sono specialisti si risolve il problema, che è quello della mancanza di professionisti. Questi sono pannicelli caldi: vanno ripensati i modelli contrattuali e di lavoro».