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L'Enpam lancia le case di comunità periferiche a costo zero per il SSN
Il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, è intervenuto su “Il Sole 24 Ore” per fare il punto sul tema delle case di comunità previste dal Pnrr. «Nel caso di un problema legale, preferiresti farti difendere da un avvocato d’ufficio o da uno di fiducia? La risposta è scontata: anche per il più piccolo dei contenziosi - giustamente - desideriamo conoscere e valutare chi curerà i nostri interessi e difenderà i nostri diritti. E per la salute? Dal 1978 in Italia ogni cittadino ha il diritto di scegliere gratuitamente un medico di fiducia, che possa seguirlo nel tempo assistendolo e orientandolo nelle cure di cui di volta in volta avrà bisogno. Da allora la popolazione è invecchiata, le esigenze sono aumentate, la burocrazia si è moltiplicata e i medici di famiglia sono diminuiti, come conseguenza di tanti pensionati e pochi giovani formati», scrive Oliveti, che continua: «Così, dopo il Covid, si è pensato che potesse esistere una ricetta magica: con il Pnrr si sarebbero fatte 1.350 Case di comunità, vi sarebbero stati messi medici d’ufficio che, in ciascuna struttura, una volta timbrato il cartellino, si sarebbero occupati di un po’ più di quarantamila pazienti in arrivo da un circondario di decine di chilometri. La soluzione a noi addetti ai lavori è sembrata subito poco realistica. I fatti lo hanno dimostrato: il numero di Case di comunità da realizzare nell’ambito del Pnrr è stato ridotto di quasi un terzo (adesso l’obiettivo è di 936), e il teletrasporto non è stato inventato. Difficile quindi immaginare una Casa di comunità ogni 300 chilometri quadrati, quando i pazienti in carne ed ossa vivono in città grandi o piccole, in paesini, in montagna, nelle isole».Per fortuna, continua il presidente dell’Enpam, «lo Stato non deve pensare a tutto da solo. La sanità pubblica è fatta anche di decine di migliaia di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che ogni giorno aprono i loro studi e accolgono i pazienti che li hanno scelti, tutte le volte che c’è bisogno e senza bisogno di pagare neanche un ticket. Dove lo Stato non arriva, può lo spirito d’impresa di questi medici liberi professionisti convenzionati. Oggi 20 settembre 2023 si apre a Riccione la convention nazionale della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg). In quest’occasione verrà presentata la risposta ai bisogni dei cittadini sul territorio: una rete di migliaia di Case di Comunità periferiche (spoke), disseminate sul territorio italiano, frutto di aggregazione e/o espansione di studi medici esistenti, oppure di nuova costituzione, da collegarsi con le poche Case di Comunità centralizzate (hub) previste dal Pnrr. Queste Case di Comunità spoke verranno realizzate grazie all’iniziativa imprenditoriale degli stessi medici e all’investimento del loro ente di previdenza Enpam, a costo zero per il Servizio sanitario nazionale».
Oggi, dice ancora Oliveti, «stiamo vivendo un maxi esodo dei medici di medicina generale che si stanno pensionando, ma le nuove leve sono adatte, motivate e formate per lavorare in team e in strutture più moderne, accessibili, connesse, integrate e sicure, anche per affrontare pandemie. La categoria, grazie alle società scientifiche e alle organizzazioni rappresentative, è pronta a fissare standard di alto livello per tutto il territorio nazionale. Ma soprattutto, grazie allo status libero-professionale, è in grado di realizzare queste Case di Comunità spoke con i tempi veloci dell’iniziativa privata. Così i cittadini continueranno a potersi scegliere un medico di fiducia in una struttura vicina a casa, a poterlo vedere senza pagare ogni volta che servirà, con l’aggiunta di poter comunque accedere a un collega in caso di prima necessità. Senza bisogno di andare a cercare una Casa di Comunità centralizzata in un’area di oltre 300 chilometri quadrati o ad affollare un pronto soccorso per una situazione non urgente».