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Il vicesegretario della Fimmg, Pierluigi Bartoletti, nei giorni scorsi ha incontrato, a 8 mesi dall'insediamento, il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, a cui ha presentato un documento riassuntivo sulle proposte della categoria per la sanità del territorio. "Questa Regione come molte altre sono focalizzate su Pronto soccorso e liste d'attesa che non funzionano da 20 anni. Secondo me e secondo noi bisogna partire dalla programmazione e dai numeri. Se abbiamo liste d'attesa lunghe e accessi ai Ps c'è qualcosa a monte che non funziona. Ragionando solo su come aumentare l'offerta senza gestire la domanda l'unico effetto è aumentare la spesa», ha detto Bartoletti intervistato dal sito Affaritaliani.it. «E certo non si può semplicisticamente addebitare la colpa ai soliti noti, i medici di famiglia. Se una cosa non funziona le responsabilità in un sistema complesso sono molteplici, non certo di una componente», ha specificato il vicesegretario della Fimmg.
Quanto ai numeri, Bartoletti ha precisato che «nel Lazio siamo 5,7 milioni di abitanti con 1,3 milioni di over 65 per un territorio di 378 comuni. Per applicare la normativa vigente servirebbero 500 case di Comunità, strutture che assorbirebbero almeno 100 medici per ciascuna struttura. Quindi abbiamo detto: partiamo dal fabbisogno e sulle liste d'attesa per evitare che le persone che non possono aspettare aspettino, come ad esempio gli oncologici che possono essere dirottati subito nelle strutture d'eccellenza. Poi i sono i cronici che oscillano tra i 300 mila e noi crediamo anche 400 mila: se noi dessimo la possibilità ai medici di medicina generale di completare il piano terapeutico con la diagnostica, avrebbe come primo effetto 300mila persone in meno in attesa".
Fino ad oggi non è stato fatto «perché non basta dirlo, bisogna farlo con la medicina associata che deve avere un infermiere e deve avere un nome comprensibile, non acronimi per iniziati. E poi c'è il tema delle Case di Comunità. Noi vorremmo capire a cosa servono, cosa si fa e qual è il progetto vero. E' alternativa allo studio medico? E' integrativa? E se un medico di base è impegnato nelle Case che fa chiude il suo studio? La capillarità non è certo un poliambulatorio ogni 50.000 persone».
Qual è stato salute del Lazio? «È una Regione alle prese con una serie di problemi legati ai cambiamenti- ha detto ancora Bartoletti ad "Affaritaliani.it - che planano su un sistema organizzativo che è rimasto a prima del Covid. Col Covid è stato gestito tutto in emergenza con le ordinanze. Bisogna rivedere la normativa: se oggi la Medicina generale deve essere presente sul territorio con almeno 5 medici associati e con studio visibile e a livello strada, per evitare le famose influenze condominiali, devono essere fatti atti normativi, inserire la televisita e telemonitoraggio a livello sistematico, oggi si fa quasi solo a livello sperimentale. Se al posto di fare solo ricette facciamo le analisi e le inseriamo nel fascicolo sanitario va meglio per tutti. Un modello per il territorio, poi, deve essere adattato alle realtà dei piccoli comuni. Torna a una domanda: quanto costa sta'' rivoluzione?».
I medici sono "spara-ricette"?
«Sto dicendo che dipende da cosa i pazienti chiedono e dalle funzioni svolte. Se entri in studio, ti visito, ti faccio l'Ecg o con un tampone o con una analisi che integra una visita, esci con una certezza o quantomeno con una ipotesi di diagnosi, se invece posso fare solo prescrizioni quello che ti viene richiesto sono le prescrizioni. Per salire di livello e fare il medico, bisogna curare l''organizzazione e definire i profili funzionali svolti». Spostare quote importanti di sanità di primo livello sulla base medica «è uno, non il solo, dei passaggi da fare. Nei nostri studi molto si fa ma non è a sistema. C'è chi ha l'apparecchio per l'Ecg chi ha anche quello per la spirometria e chi non ha niente. Se non c'è una rete di strutture diffuse si va a impattare sul secondo livello che devono fare altro. In questo modo se si concordano le tariffe, si lavora con profili di budget e non a prestazione e si fanno calare le tariffe e soprattutto le spese a carico del SSR e dei cittadini».
Esiste il pericolo che anche nel Lazio di possa attuare il modello lombardo con i Pronto Soccorso a pagamento? «In verità il pronto soccorso dovrebbe essere a pagamento. Nel delibera del passato ci sono una serie di cose antipopolari e difficili. Vai a vedere quanto costa un ticket per il code bianco. Qualcuno l'ha pagato poi hanno rinunciato. Le normative ci sono, perché non le hanno applicate? Perché tutto quello che è stato fatto non è stato applicato. E non tutti sanno che si ha diritto al rimborso della Asl per le specialistiche tardive effettuate dai provati. Alcune Asl lo fanno, altre no. È un caos», ha risposto Bartoletti ad Affaritaliani.it.
Meglio Alessio D'amato o Francesco Rocca?
«D'amato lo possiamo giudicare perché il mandato è finito. Ha avuto la capacità di gestire il Covid, innovare e ascoltare». E Rocca? «È mancato l'ascolto ora stiamo stati convocati mercoledì scorso e abbiamo consegnato le nostre proposte. Noi ragioniamo su efficientamento della rete attuale, ammodernamento in relazione agli obiettivi del PNRR e del DM 77, risorse economiche e di personale, soprattutto del servizio al cittadino che deve essere in linea con le esigenze della popolazione e cerchiamo di fare il meglio. Senza pregiudizi, dogmi e polemiche, ma in modo costruttivo, come abbiamo sempre fatto. Nell''interesse della Regione Lazio e dei cittadini di questa Regione, di cui noi facciamo parte. Da medici e purtroppo anche talvolta da pazienti», ha concluso il vicesegretario della Fimmg.