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È il momento delle epidemie familiari
Bambini, padri, madri e nonni: tutti a letto con l'influenza a stretto giro. «È il momento delle epidemie familiari. Siamo nella fase di aumento dell'incidenza e sono diffusissimi i casi nello stesso nucleo familiare», spiega all'AdnKronos Salute Silvestro Scotti.
«Con la ripresa delle scuole, infatti, aumentano i contatti e il virus ha vita facile», dice. «Durante le feste di Natale - aggiunge Scotti - l'andamento dei casi non ha creato problemi. Probabilmente perché gli esordi sono stati tardivi. L'epidemia era partita veloce ma poi ha rallentato, tanto che i dati Influnet dell'ultima settimana riportavano un terzo dei casi rispetto all'anno scorso nello stesso periodo. Con la riapertura delle scuole, però, aspettiamo una ripresa della velocità di trasmissione». E già i primi segni ci sono. Gli studi dei medici di famiglia sono infatti «stracolmi. In questi giorni - riferisce il leader sindacale - ogni collega fa, in media, circa 50 visite in studio, 6 o 7 visite domiciliari e riceve decine di telefonate». E non sono gli anziani i più presenti in sala d'attesa, anzi. «In genere gli over 65 sono in buona parte coperti dal vaccino. Ad ammalarsi di più sono i bambini, i ragazzi e gli adulti in età lavorativa», precisa il segretario della Federazione italiana medici di medicina generale. Sono questi ultimi ad affollare gli ambulatori. «Colpa dell'obbligo amministrativo alla certificazione di malattia per il lavoro in prima giornata e direttamente dal medico», spiega ancora Scotti convinto che questa norma crei più di una difficoltà pratica, in particolare in periodo influenzale. «La visita in prima giornata non permette infatti di valutare l'evoluzione della malattia, di fare una diagnosi precisa e di evitare l'eventuale uso improprio di antibiotici che molti pazienti si auto-prescrivono convinti di velocizzare la guarigione», dice il numero uno della Fimmg che 'rispolverà la proposta che i medici di famiglia fanno da tempo. «Sarebbe utile permettere ai lavoratori di comunicare autonomamente, nei primi 3 giorni di malattia, la propria impossibilità a lavorare per motivi di salute. Il controllo, poi, potrebbe essere delegato alla medicina fiscale liberando gli studi e, soprattutto, liberando il tempo del medico di famiglia per l'assistenza».
«Siamo ancora in tempo per il vaccino antinfluenzale. Può essere utile vaccinarsi fino al 31 gennaio, visto anche l'andamento lento dell'epidemia e la previsione che duri fino a marzo inoltrato. Le Regioni - continua Scotti - a mio avviso dovrebbero quindi prolungare la campagna vaccinale. Anche se è vero che la copertura immunitaria completa si ha dai 10 ai 15 giorni dopo la vaccinazione (e nel periodo di picco è un tempo lungo), è anche vero che lo scorso anno abbiamo avuto casi fino a aprile. Inoltre, in molti casi, la campagna vaccinale è cominciata solo il 15 novembre».