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Marrocco: utili per dialogare con giovani
Cresce la consapevolezza che "informazione non corrisponde a comprensione". Gli stessi medici infatti si trovano sempre più frequentemente di fronte alla necessità di avvertire i loro pazienti che stanno sbagliando, e si devono impegnare a smontare le tesi che hanno costruito sulle informazioni inattendibili che hanno usato. «È vero, anche noi abbiamo rilevato che il 76% dei cittadini non sa distinguere effettivamente le risorse di valore da quelle di scarsa qualità - dice Chiara Sgarbossa, responsabile della ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano - . Dalle nostre indagini, tuttavia, emerge che i cittadini cercano informazioni su Internet per avere anche un'altra opinione e per approfondire».
Dunque lo scopo non sarebbe di "dare lezioni" ai medici, ma di arrivare più informati agli appuntamenti. In generale, gli strumenti digitali non sono considerati dalla classe medica come il male assoluto. In Italia, il 56% degli intervistati nella survey McCann ritiene anzi che, grazie a questi, i pazienti siano oggi più consapevoli del loro stato di salute complessivo. Il 37% accorda a social e affini il potere di favorire un confronto di miglior qualità tra medico e paziente. Il 38% poi riconosce alle discussioni sulla salute disponibili online il merito di spingere i pazienti a effettuare controlli sulla loro salute con maggior regolarità. Ma il 44% pensa invece che troppa informazione generi confusione e il 59% che il sovraccarico di soluzioni diagnostiche causato dagli strumenti digitali porti i pazienti da una parte a sbagliare le diagnosi e dall'altra a diventare ipocondriaci.
«I pazienti vengono da noi perché cercano la salute e la risoluzione della malattia, ed è un loro diritto interviene la professoressa Giorgina Specchia responsabile di Ematologia al Policlinico di Bari-. Vivono però in un clima di diffidenza ed è un nostro dovere anche portarli ad avere fiducia nel sistema. Se leggono qualcosa, non dico che hanno sbagliato. Quello che io e i miei collaboratori cerchiamo di fare invece è di aiutarli e guidarli a leggere meglio informazioni a volte davvero non corrette».
Il team dell'oncologia del San Martino di Genova, sta portando avanti un'azione preventiva: «Siamo noi a indicare ai pazienti i siti che sono controllati e affidabili da un punto di vista scientifico - racconta Lucia del Mastro - . E loro sono contenti, perché in realtà da soli non sanno che cosa cercare» Fa un po' di autocritica Walter Marrocco, responsabile scientifico della Fimmg: «Il problema è anche che il medico anziché giocare d'attacco forse si è ritirato. Al posto del dialogo si è affermata la cultura del medico "on demand": si infila il gettone ed esce la risposta. Se al paziente sta bene, la accetta.
Altrimenti va alla ricerca di chi e di che cosa gliela può dare. Sui social le informazioni però non sono quasi mai validate, per cui alla fine ognuno va a cercare una conferma delle proprie idee». I medici di medicina generale, giovani e meno, "aprono" comunque ai nuovi canali informativi. Da qualche anno è stato attivato un percorso sulla promozione di sani stili di vita su Facebook e Twitter . «Per poter dialogare con i giovani sotto i 30 anni - aggiunge Marrocco - abbiamo visto che dovevamo però usare Instagram: gli altri social sono già superati».
Fonte Corriere della Sera