Fonte Il Messaggero
In attesa che negli studi dei medici di famiglia (circa 400) arrivino i kit per poter eseguire i tamponi rapidi ai casi sospetti, i professionisti delle Usca-R, le Unità speciali di continuità assistenziale della Regione eseguono da settimane già le diagnosi a casa dei pazienti.
E il dato che ne viene fuori mostra una crescita dei nuovi positivi che vengono scovati.
Lo spiega Pier Luigi Bartoletti segretario provinciale della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale e vice presidente dell'Ordine: «Su 80 visite domiciliari effettuate giornalmente dai medici delle Usca-R a pazienti che mostrano sintomi febbrili o comunque riconducibili a quelli del Covid-19 il 25% in media risulta positivo».
In alcuni casi la percentuale a seconda delle giornate sale anche al 35% e ciò significa che almeno un cittadino su 4 di quelli che vengono visitati ha contratto il coronavirus.
«Di questo passo - prosegue Bartoletti - arriveremo a Natale ad avere moltissimi positivi ed è importante che la diagnosi e la presa in carico dei pazienti sia quanto più tempestiva».
Ad oggi le Usca-R sono formate da 160 medici e da altrettanti infermieri «ma stiamo formando altri 300 medici», prosegue il segretario provinciale della Fimmg. Il territorio della Capitale che più di altri fa ricorso alle unità speciali è quello dell'Asl Roma 1.
«Per l'età invece - prosegue Bartoletti - stiamo notando un innalzamento rispetto a qualche mese fa, i positivi che troviamo a domicilio hanno in media tra i 40 e i 50 anni.
Quello che conta è la tempestività: chi ha la febbre deve poter quanto prima accertare o escludere che si tratti di Covid».