La nostra azione sarà mirata a pazienti a rischio
«I medici di famiglia, nonostante i carichi di lavoro ormai al limite delle loro possibilità, devono fornire un ulteriore aiuto» spiega Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, richiamandosi «al senso di responsabilità di una categoria che sta affrontando in prima linea l'emergenza Covid». «Bisogna limitare la psicosi dei tamponi e far capire che la nostra azione sarà mirata ai pazienti a rischio, quindi soggetti venuti a stretto contatto con persone positive al Covid» riferisce Scotti. «Eseguiremo tamponi antigenici rapidi che nel giro di un quarto d'ora potranno fornirci un esito con il 100% di specificità, dunque la sicurezza di individuare quel determinato virus e non altri» chiarisce Scotti che sottolinea come «la sensibilità del test, attestata tra il 96-97%, sia indicata per il suo impiego come primo tampone e non come secondo tampone per la verifica di eventuale negatività perché in quel caso occorre il tampone naso faringeo». I tamponi funzionano attraverso dei reagenti e sono dotati di una soluzione che inattiva il virus ma quello che preoccupa i medici sono le circostanze di somministrazione dei test, compresa la dotazione dei dispositivi di protezione. A far vacillare i professionisti riguardo l'esecuzione dei test rapidi è la loro presunta obbligatorietà e l'uso dei propri studi medici ma i vertici provinciali di Fimmg, Luigi Sparano e Corrado Calamaro, rassicurano che «non è prevista l'obbligatorietà per i singoli dottori bensì il coinvolgimento della medicina generale, lasciando la possibilità di non partecipare». Altrettante garanzie dovranno riguardare i luoghi per eseguire i tamponi. «Non permetteremo il possibile contagio negli studi - spiegano Sparano e Calamaro - prediligeremo luoghi esterni, il Comune di Napoli ha già mostrato disponibilità». L'idea è quella di allestire «tendo e tensostrutture all'aperto e utilizzare campetti e centri sportivi - concludono - lasciando la possibilità ai soli studi attrezzati con percorsi di sicurezza in ingresso e in uscita di potere ospitare questa attività».
Fonte Il Messaggero