Necessario percorso in Comitato tecnico scientifico per stabilire standard di sicurezza
Tamponi da medici di famiglia, Scotti: necessario percorso in Comitato tecnico scientifico per stabilire standard di sicurezza per operatori e per il pubblico
“La proposta è concreta ed è al vaglio del ministero della Salute ma alcune associazioni di categoria si stanno opponendo su diverse questioni”, ha spiegato all’AGI Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione Medici di famiglia, Fimmg. “Al momento si sta discutendo della possibilità di effettuare i tamponi rapidi negli studi medici ma c’è la necessità di individuare un percorso che passi per il Comitato tecnico scientifico, che deve stabilire quali sono gli standard di sicurezza per gli operatori e per il pubblico, e non solo”. Per Scotti, il governo deve assicurare la “consegna continua di camici monouso, guanti, mascherine e visiere”. E capire come organizzare il lavoro: ad esempio "si possono diversificare i momenti, magari gestendo i tamponi quando l’ambulatorio è chiuso”. Quanto alle “polemiche sollevate da altri colleghi, la maggior parte sono sterili”. A partire da quella dell’assembramento: “Se anche i medici di famiglia si facessero carico della metà dei tamponi che vengono effettuati ogni giorno, si ritroverebbero con 1,5 test al giorno. Non mi sembra ci sia un rischio di assembramento fuori dallo studio”, osserva Scotti. Ma per il segretario di Fimmg il medico di famiglia dovrebbe occuparsi solo dei test di screening. “I pazienti sintomatici dovrebbero rivolgersi alla Asl, i contatti asintomatici di persone positive potrebbero invece effettuare il controllo nello studio medico”. Il contributo del medico curante non sarebbe affatto trascurabile: “Ogni giorno un medico riceve la telefonata di almeno 15-30 pazienti che dichiarano di aver avuto contatto (vicino o lontano) con un positivo. Dobbiamo fare il triage, ma spesso è impossibile ricostruire la storia e così nell’incertezza quel 70-75% di persone asintomatiche finisce a fare il tampone ai drive in”, spiega Scotti che aggiunge come in questo modo non si aumenta nemmeno il rischio di contagio per i medici curanti. Infine, per il numero uno della Fimmg il governo dovrebbe destinare un budget per i medici di famiglia affinché possano dotarsi di un assistente sanitario, che potrebbe essere assunto anche a termine attraverso le cooperative per i periodi più impegnativi". Di che budget parliamo? "Se consideriamo 2 ore a settimana, parliamo di 30 euro che fanno 1.560 euro all’anno per ogni medico, ovvero 100 milioni di euro", conclude Scotti.
Fonte Agi