COME CLASSIFICARE IL DOLORE
L’International Association for the Study of Pain (IASP) definisce il dolore come un’esperienza spiacevole, sensoriale ed emozionale, correlata con un danno tissutale o descritta in tali termini, sottolineando in questo modo l’importanza sia della componente emozionale sia del concetto che il dolore è sempre correlabile a danno tissutale in atto o anche solo potenziale. La classificazione del dolore può essere eseguita in base a:
- Criteri temporali
- Sede del dolore
- Eziologia
- Meccanismo patogenetico presente
- Tessuti coinvolti
- Componente psico-sociale concomitante
Ci sembra importante distinguere in questa sede in particolare la specificità del dolore acuto rispetto al dolore cronico
Criterio temporale Il criterio temporale distingue in genere il dolore acuto da quello cronico. Il cut off solitamente è di 3 mesi. Distinguiamo in generale il dolore acuto da quello cronico secondo il criterio della durata. Il dolore dolore acuto (durata < 3 mesi) è normalmente correlato con la diversa gravità del danno tissutale (o dello stimolo) che scompare con la guarigione del danno (o la fine dello stimolo). E' riduttivo legare la cronicità solo al criterio temporale perché si è riusciti a inquadrare meglio il dolore cronico nel momento in cui la letteratura scientifica ha stabilito due importanti elementi: 1) il dolore cronico è una malattia a sé stante; 2) il dolore è definito cronico non sulla base di un mero criterio temporale (da quanto tempo è presente), ma di un criterio fisiopatologico. Possiamo avere dolore cronico:
- Quando il dolore continua nel tempo perché è causato dalla presenza di una malattia cronica (è cronica la malattia).
- Quando si è instaurato un meccanismo patogenetico peculiare del dolore cronico (sensibilizzazione spinale), infatti il perdurare di uno stimolo doloroso può portare a modificazioni nella “gestione” del segnale dolore da parte del sistema stesso. In questo caso si può parlare di SENSIBILIZZAZIONE del sistema algico.
- Quando il paziente sviluppa una vera e propria “malattia” per l’instaurarsi di un quadro clinico che comprende manifestazioni patologiche che appartengono alla sfera fisica, a quella psicologica e a quella sociale
Il dolore cronico può essere sia nocicettivo che neuropatico. E’ per definizione afinalistico, non si correla specificamente a un danno in atto e risolvibile; molto spesso il dolore cronico, o “malattia dolore”, è quindi l’esito di un danno che ha superato le capacità riparative/rigenerative dell’organismo. Esso non si connota tanto per la sua intensità, come il dolore acuto, ma per la sua fisiopatologia e sintomatologia complessa. Non va confuso con il più frequente "dolore persistente”. E' persistente il dolore dovuto alla permanenza dello stimolo nocicettivo o della disnocicezione. Questo tipo di dolore è stato definito anche come “on going acute pain”, a sottolineare che conserva le caratteristiche del dolore acuto e va distinto dal dolore cronico. Un esempio è il dolore da coxartrosi, dove la persistenza della lesione anatomica giustifica il ripresentarsi del dolore ad ogni movimento dell'articolazione dell'anca. E' fondamentale trattare adeguatamente il dolore acuto per prevenire il più possibile l'instaurarsi dei fattori che predispongono all'insorgenza di dolore cronico, il dolore malattia.
Componente psicosociale: il “dolore malattia”. I pazienti possono sviluppare un anomalo comportamento da malati, caratterizzato da inattività, isolamento sociale, preoccupazione sul proprio stato di salute e uso inadeguato di cure mediche. Un sottogruppo di questi pazienti è affetto da un dolore cronico non trattabile, con profonda compromissione psicologica e sociale, evidenziata da un habitus affettivo depresso e da una sostanziale perdita di attività. Questi pazienti rappresentano l'estremo di uno spettro clinico caratterizzato da una storia di dolori persistenti (spesso multifocali), di terapie mediche e chirurgiche inefficaci, di assunzione di molti farmaci (talvolta con abuso o dipendenza) e di disturbi del sonno. Sono impossibilitati a lavorare e le relazioni familiari sono compromesse. La depressione e l'astenia sono frequenti e l'insight è limitato. Questo comportamento può essere esasperato da vari fattori ambientali, come il comportamento degli altri membri della famiglia o delle persone vicine.
BIBLIOGRAFIA
- Il dolore cronico in medicina generale (Ministero della Salute 2010)
- All’origine del dolore. Laura Demartini,Cesare Bonezzi edizioni Materia Medica 2017
Con il contributo non condizionante di
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