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Caro Collega,
Come saprai, le epatiti virali sono le malattie del fegato più diffuse a livello mondiale, costituendo un grave problema di salute pubblica. Secondo le stime dell’OMS, circa 130-170 milioni di persone, cioè circa il 2% della popolazione mondiale, sono state colpite dal virus C con un tasso annuo di mortalità HCV correlata di circa 700.000 persone.
A livello Europeo, sempre secondo i dati dell’OMS, la prevalenza varia dall’ 0,2 % nei Paesi Bassi all’1,2 % in Francia ed al 2,5% nell’Europa orientale e meridionale, con circa 84.000 decessi all’anno HCV correlati.
In Italia, la percentuale di soggetti affetti da HCV, riportata nella maggior parte degli studi, è del 2% circa, ed aumenta spostandoci dal Nord verso il Sud e le Isole e nei soggetti con più di 65 anni di età, che rappresentano circa il 60% dei soggetti infetti. Bisogna però dire che questi dati si basano su studi non particolarmente aggiornati.
Per tentare di risolvere in modo definitivo il problema delle epatiti virali, il Ministero della Salute ha realizzato, nell’ottobre del 2015, un Piano Nazionale per la Prevenzione delle Epatiti Virali (PNEV), il cui obiettivo primario era quello di affrontare efficacemente i temi della prevenzione e cura delle epatiti virali in Italia, assicurando un approccio omogeneo a livello regionale, in accordo con il principio universalistico di diritto alla salute di tutti gli individui, sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
Sempre nel rispetto di tale diritto, l’AIFA ha deciso, nel marzo del 2017, di estendere l’accesso al trattamento con i nuovi farmaci antivirali diretti per l’epatite C cronica a tutti i pazienti, con l’obiettivo di avviarne al trattamento 80.000 individui l’anno, nel triennio 2017-2019, grazie alla riorganizzazione e/o potenziamento delle Strutture Autorizzate e ad altri interventi finalizzati alla individuazione e presa in carico di pazienti mai giunti alle stesse Strutture.
A fronte di tutto questo, resta però il grande problema del ritardo diagnostico e/o della sottodiagnosi. Sicuramente la gestione integrata, tra “medicina del territorio” e “medicina specialistica”, del paziente affetto da HCV rappresenta uno degli urgenti ed attuali interessi in campo medico e comporta, inevitabilmente, la necessità di sviluppare modelli gestionali e organizzativi in grado di rispondere puntualmente alle diverse specifiche esigenze del paziente lungo il decorso della patologia.