IMMUNOSENESCENZA: RAZIONALE BIOLOGICO PER L’UTILIZZO DEL VACCINO
L'invecchiamento è un processo complesso che altera in maniera significativa differenti funzioni fisiologiche, compreso il sistema immunitario. I profondi cambiamenti che si verificano con l’età a carico del sistema immune vengono definiti immunosenescenza. Nel soggetto anziano esistono difetti dell'immunità innata e di quella acquisita, sia umorale che cellulare, oltre a ciò l'aumentata suscettibilità alle infezioni può essere anche favorita dalle importanti modificazioni dell'assetto ormonale generale. Un aspetto importante da sottolineare è che le risorse dell'organismo sono di continuo ottimizzate e l'immunosenescenza deve essere oggi considerata come un processo molto dinamico, che include sia perdite che guadagni1,2,3,4. La cronica stimolazione antigenica, sin dall’età neonatale, provoca un aumento di cellule immuni attivate con iperproduzione di citochine pro-infiammatorie. Tutti questi fattori contribuiscono al remodeling immunologico e all'inflamm-ageing1,4,5. L'aumento dell'apoptosi indotta da "attivazione cellulare" in risposta a citochine infiammatorie contribuisce all'esaurimento dei linfociti naive, alla riduzione della capacità di espansione clonale, alla ridu¬zione delle risposte cellulari T con conseguente diminuita capacità di elaborare risposte immunologiche forti a stimoli antigenici e modificazione del repertorio immunologico. La modulazione dei meccanismi dell'apoptosi diviene particolarmente delicata durante la senescenza. Infatti le alterazioni che si manifestano contribuiscono all'accumulo di linfociti malfunzionanti e cloni di cellule CD8+ memoria ed effettrici1,4,5. Con l’invecchiamento si assiste ad un cambiamento a livello del midollo emopoietico che non interessa tanto i progenitori eritroidi e mieloidi quanto le cellule B, con la conseguenza di una riduzione delle cellule B mature. I precursori delle cellule T sembrano risentirne meno, tuttavia, le modificazioni che avvengono con l'età a carico della ghiandola timica portano anche a cambia¬menti nel compartimento delle cellule T, in effetti il timo nel tempo va incontro ad un’involuzione quasi completa all'età di 40-50 anni1,4,6. La conseguenza è la riduzione dei linfociti T naive (in particolare i sottotipi CD4+ e CD8+), deputati alla difesa contro nuovi contatti antigenici (virali, batterici e neoplastici). Questo evento spiega, anche se in parte, la scarsa capacità dell’anziano ad affrontare infezioni nuove o rispondere ad antigeni neoplastici. Per di più le cellule T naive presentano anche modificazioni funzionali, come la ridotta produzione di IL-2 e la ridotta capacità a differenziarsi in cellule effettrici. I linfociti T regolatori, al contrario, non subiscono riduzione di numero nell'anziano e sono in grado di sopprimere l'attivazione del sistema immunitario regolandone I'omeostasi e la tolleranza verso auto-antigeni2,6,7. Per quanto riguarda i linfociti B durante la senescenza non si modifica il loro numero totale, ma il numero delle cellule B naive si riduce e si espande quello della memoria che risentono meno dei processi apoptotici. Le cellule B si ritiene siano importanti cellule presentanti l'antigene, in grado di agire da cellule regolatorie con funzione chiave nello sviluppo delle cellule T. Di conseguenza l’insufficiente cooperazione delle cellule B con i linfociti T provocherebbe una disfunzioni delle stesse cellule T. Inoltre la composizione dei linfociti nella milza e nei linfonodi, in particolare nei centri germinativi subisce delle modifiche con l’avanzare dell’età2,6,7. L’immunità innata si riduce ed è la causa di eventi infettivi in età geriatrica, soprattutto a livello dell'apparato respiratorio e gastroenterico. Si verificano cambiamenti nelle barriere epiteliali di cute e mucose che coinvolgono anche le immunoglobuline, soprattutto le IgA secretorie. Nella senescenza è stata dimostrata una ridotta attivazione delle cellule dendritiche da parte dei monociti2,6,7. Riguardo a monociti e macrofagi la loro funzione fagocitaria è ridotta. La loro importanza nell’immunità è ben nota, ovvero si tratta di un’azione diretta di distruzione di agenti patogeni e cellule tumorali ed un’azione indiretta, attraverso la secrezione di mediatori, capaci di modulare l'attività di altre cellule2,6,7,8. I neutrofili, che sono un importante sistema di difesa nei confronti di infezioni batteriche e fungine, non sono numericamente ridotti nell’anziano, ma ci sono modificazioni funzionali per cui la produzione di superossido e la fagocitosi sono alterate. Infine anche le cellule natural killer (NK) negli anziani presentano una significativa riduzione della capacità citotossica spontanea, pur essendo numericamente normali, o addirittura aumentate2,6,8. Il razionale immunobiologico finora descritto fa emergere l’importanza degli interventi preventivi, uno dei principali è rappresentato dalle vaccinazioni. E’ interessante sottolineare che l’immunosenescenza si ripercuote negativamente sull’immunogenicità dei vaccini, in effetti numerosi studi hanno dimostrato che la risposta specifica umorale (titolo anticorpale) e cellulo-mediata nell’anziano, dopo vaccinazione antinfluenzale, è inferiore a quanto succede nell’adulto9,10. Per tale motivo un obiettivo essenziale di ricerca è lo sviluppo di strategie vaccinali efficaci in tutte le fasce di età. Tra le varie strategie adottate per migliorare la risposta immunitaria nei soggetti vaccinati va ricordata l’introduzione in commercio di vaccini con adiuvanti e di vaccini allestiti con tecniche particolari10,11. In aggiunta va evidenziato che l'impiego regolare delle vaccinazioni di richiamo mantiene la capacità del sistema immune di rispondere agli antigeni e di far durare più a lungo tassi anticorpali elevati.
KEY POINTS • Immunosenescenza • Apoptosi • Involuzione timo • Riduzione linfociti T e B naive • Cambiamenti immunità innata
Modif. da F. Bonetti Il soggetto anziano: una persona a rischio? tratto da F. Bonetti, T. Maio, M.G. Mori, F.E. Pregliasco, Le scelte del medico di famiglia nella vaccinazione antinfluenzale dell'anziano fragile, Roma, Metis s.r.l, I Edizione settembre 2017
BIBLIOGRAFIA
- Maria Teresa Ventura “Immunosenescenza” in Allergologia e Immunologia Clinica a cura di G.Passalacqua, A.de Paulis, C.Incorvaia, P.Parronchi Ed.Pacini Medicina 2016 pag. 379-387
- Kirkwood TB. Understanding the odd science of aging. Cell 2005; 120 : 437-47
- Aw D, Silva AB, Palmer DB. Immunosenescence: emerging challenges for an ageing population. Immunology. 2007 Apr;120(4):435-46
- Gruver AL, Hudson LL, and Sempowski GD. Immunosenescence of aging. J Pathol. 2007 January ; 211(2): 144–156.
- Cevenini E, MontiD,Franceschi C “Inflamm-ageing”.Curr OpinClin Nutr Metab Care 2013 ; 16 :14-20
- Miller RA. Aging and immune function. Int Rev Cytol 1991;124:187–215.
- Wang CQ, Udupa KB, Xiao H, Lipschitz DA. Effect of age on marrow macrophage number and function. Aging (Milano) 1995;7(5):379–384.
- Ongrádi J and Kövesdi V Factors that may impact on immunosenescence: an appraisal. Immunity & Ageing 2010, 7:1-14
- K. Goodwin, C. Viboud, L. Simonsen “Antibody response to influenza vaccination in the elderly: A quantitative review Vaccine 24, Issue 8, 20 February 2006, Pages 1159-1169
- G.Bartolozzi “Vaccini e Vaccinazioni” ed. Elsevier 3° ed. 2012
- Vaccinazione antinfluenzale. Informazione sui farmaci. Rivista la bussola
|