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Asma: il ruolo chiave del medico di medicina generale
Data pubblicazione : 15/01/2018
In estrema sintesi
ASMA: IL RUOLO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE L’asma è definita come una malattia eterogenea, caratterizzata da un’infiammazione cronica delle vie aeree. Si manifesta con diversi sintomi: respiro corto, respiro sibilante, tosse, senso di oppressione toracica; associati ad un grado variabile di limitazione del flusso aereo. I sintomi e la limitazione del flusso aereo variano di intensità e si modificano nel corso del tempo. Queste variazioni spesso sono scatenate da vari fattori come, ad esempio, l’esercizio fisico, l’esposizione ad allergeni o irritanti, infezioni respiratorie virali. Va precisato che le nuove evidenze scientifiche sottolineano in maniera crescente che non si tratta di una singola malattia, ma di un gruppo eterogeneo di malattie, definite fenotipi, ovvero quadri clinici con caratteristiche demografiche, ambientali e patofisiologiche tipiche e ben differenziabili. E’ importante sottolineare che l’ipereattività delle vie aeree e l’infiammazione cronica delle vie aeree, aspetti tipici dell’asma, persistono anche quando il paziente è asintomatico e la funzione polmonare è normale, ma possono rientrare nella normalità grazie ad un adeguato trattamento. La diagnosi di asma si basa sull’identificazione dei sintomi e della limitazione del flusso aereo. La spirometria è un esame essenziale per valutare la presenza e l’entità dell’ostruzione delle vie aeree, sia in fase diagnostica che ai fini prognostici. La diagnosi di ostruzione viene posta sulla base del rapporto fra FEV1 (volume espiratorio in un secondo, espresso come percentuale del valore teorico) e capacità vitale lenta (FEV1/VC) , valutando anche la reversibilità dell’ostruzione delle vie aeree (un incremento del FEV1 del 12% o di 200 mL rispetto al basale, dopo somministrazione del broncodilatatore). L’obiettivo del trattamento di lunga durata dell’asma è ottenere un buon controllo dei sintomi, ridurre il rischio di riacutizzazioni, limitare l’ostruzione del flusso aereo, ridurre gli eventi avversi correlati al trattamento. Le linee Guida GINA raccomandano che nella valutazione del paziente con asma in trattamento devono essere tenuti in considerazione diversi aspetti: l’analisi del controllo dei sintomi (inteso sia come controllo dei sintomi che come valutazione del rischio futuro di eventi), la verifica della tecnica inalatoria, il monitoraggio dell’aderenza e qualsiasi comorbidità che potrebbe contribuire al peggioramento dei sintomi e della qualità di vita. Un importante parametro da utilizzare nella valutazione del rischio futuro di eventi è il FEV1 (volume espiratorio in un secondo, espresso come percentuale del valore teorico). Il FEV1 è un forte predittore indipendente del rischio di riacutizzazioni. A fronte di strategie basate sull’evidenza in grado di massimizzare il controllo dell’asma e nonostante la presenza e la diffusione di Linee Guida nazionali ed internazionali che sottolineano l’importanza di raggiungere e mantenere il controllo dell’asma, i dati della letteratura mettono in evidenza che ancora oggi un’elevata percentuale di pazienti continua a riferire uno scarso controllo e sintomi significativi. Da queste considerazioni emerge il ruolo chiave del Medico di Medicina Generale (MMG) nella gestione di questa patologia. Il suo intervento è essenziale affinché i suoi pazienti con asma possano raggiungere e mantenere il controllo, tramite un’efficace collaborazione medico-paziente, una costante educazione del paziente, l’identificazione di strategie terapeutiche che possono portare a una maggiore aderenza. È importante, infatti, nella gestione dell’asma, avere un approccio focalizzato sul paziente, che include un approccio “personalizzato” sui suoi bisogni, il quale potrebbe migliorare l’aderenza e il controllo dell’asma.
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