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TRA SINTOMI TIPICI ED ATIPICI

1. Il paziente anginoso esiste?
2. Cosa occorre fare nella pratica clinica quotidiana?

1. Tra i pazienti affetti da cardiopatia ischemica cronica, è frequente la presenza di sintomi sia tipici che atipici.

La prevalenza di cardiopatia ischemica sintomatica nei soggetti adulti di età superiore ai 65 anni è stimata essere tra il 5% ed il 10%.
Negli studi di registro più recenti, dopo una sindrome coronarica (infarto o angina, sottoposti o meno a rivascolarizzazione), dopo tre anni un soggetto su 3 presenta ischemia ed uno su 5 presenta sintomi.
La definizione codificata di angina prevede per “angina tipica”  la  presenza delle seguenti condizioni:

a) disagio al petto con durata e caratteristiche tipiche
b) provocata da esercizio fisico o stress emozionale
c) risolta dal riposo o dall’assunzione di nitrati

mentre la “angina atipica” è identificata quando sono presenti due condizioni su tre delle suddette.  Tuttavia, al di là delle definizioni, la sintomatologia può essere variegata ed è sempre sottostimata; in particolare l’angina atipica atipica non viene riconosciuta, mentre, in modo particolare nelle donne, negli anziani e nei diabetici, i sintomi atipici equivalgono per frequenza di presentazione ai sintomi tradizionali.
Per queste ragioni si raccomanda di indagare accuratamente quando il paziente lamenta astenia, palpitazioni e, in particolar modo, quando viene riferita la dispnea, poiché quest’ultimo è il sintomo più frequente e significativo tra i così detti “equivalenti” anginosi.

2. Nella pratica clinica quotidiana occorre rilevare accuratamente i sintomi, spesso inespressi o sottovalutati.

Uno degli aspetti più critici della valutazione del paziente anginoso da parte del medico è rappresentato dall’adeguata identificazione dei sintomi e della limitazione che essi producono  sulla vita quotidiana; occorre  considerare infatti  che i pazienti per motivi culturali, per età o per relativa incapacità ad esprimere la propria condizione, sono spesso poco espliciti nella descrizione della sintomatologia. La valutazione sistematica dei sintomi rappresenta una necessità, in quanto rende possibile identificare i soggetti che possono richiedere indagini o trattamenti terapeutici specifici e differenziati. E’ stato osservato che quando i medici non utilizzano una modalità di rilevazione standardizzata, spesso sono portati a sottovalutare l’impatto dell’angina sullo stato di salute dei pazienti o l’effetto dei trattamenti sul controllo dei sintomi.
E’ noto infatti che nella cardiopatia ischemica cronica i pazienti sintomatici tendono a ridurre la propria attività per non avere disturbi, riferendo al medico una apparente stazionarietà della propria condizione; ne consegue una insufficiente accuratezza nella identificazione da parte del medico di quella specifica condizione, che può esporre il proprio assistito non solo ad una peggiore qualità di vita, ma anche ad un rischio di prognosi più sfavorevole, in quanto la variazione della condizione clinica  e la riduzione dello stato funzionale sono tra i principali indicatori di potenziale instabilità e di nuovi eventi.

 Con il contributo non condizionante di  

Francesco Fattirolli
Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica Università di Firenze
Azienda Ospedaliero- Universitaria Careggi Firenze