Newsletter
NEWSLETTER
In Estrema Sintesi
NOVITÀ NEL TRATTAMENTO MEDICO DELLA CARDIOPATIA ISCHEMICA STABILE
INTRODUZIONE
2. Farmaci per la riduzione della ischemia – E’ ormai chiaro che i farmaci per la riduzione della ischemia non migliorano la prognosi del paziente quando la funzione ventricolare sinistra è conservata , mentre possono fornire dei benefici in presenza di una funzione ventricolare sinistra depressa. La riduzione della ischemia porta però ad importanti benefici clinici : riduce l’ angina, migliora la capacità di esercizio e la qualità della vita , riduce le ospedalizzazioni e le rivascolarizzazioni inappropriate . Pertanto il trattamento per la riduzione della ischemia inducibile è essenziale nei pazienti con SCAD , ma va attuato tenendo conto di alcuni elementi essenziali : efficacia documentata, interazioni farmacologiche potenziali , elementi fisiopatologici e clinici del singolo pazienti. I Betabloccanti sono i farmaci di prima linea nel trattamento della angina stabile, in assenza di controindicazioni (BPCO, BAV, Bradicardia). Riducono la ischemia riducendo la frequenza cardiaca a riposo e sotto sforzo, modulano il sistema nervoso simpatico e hanno azione antiaritmica , per cui sono particolarmente utili in presenza di disfunzione ventricolare sinistra e scompenso cardiaco. I Calcioantagonisti non diidropiridinici (Verapamil e Diltiazem) sono farmaci utili esclusivamente nei pazienti con angina vasomotoria. Per le loro interazioni negative con le statine lipofile, con i beta-bloccanti, con la ivabradina e la ranolazina, con antibiotici e antifungini , con i nuovi anticoagulanti orali non dovrebbero essere più consigliati nelle linee-guida e nei documenti di consenso delle società scientifiche. Sono inoltre controindicati in presenza di disfunzione ventricolare sinistra sistolica. I Calcioantagonisti diidropiridinici possono essere utili nei pazienti ipertesi non controllati in associazione con sartani o ace-inibitori e con gli stessi betabloccanti, ma le prove di efficacia sono scarse e l’ aumento della frequenza cardiaca che determinano può essere deleterio in alcuni pazienti . La Ivabradina agisce modulando la frequenza cardiaca a riposo e durante esercizio nel paziente in ritmo sinusale. Può essere usata in alternativa al beta-bloccante quando controindicato o in associazione quando la frequenza cardiaca a riposo è > 70 bpm. I migliori risultati si ottengono nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra sistolica. Va sospesa se nel paziente trattato compare una fibrillazione atriale. La Ranolazina è un farmaco con meccanismo di azione innovativo che riduce la ischemia e le sue conseguenze fisiopatologiche inibendo la corrente del sodio e di conseguenza l’ accumulo di calcio nelle fibrocellule muscolari . Pertanto nel paziente con SCAD contrasta la discrepanza tra richiesta e apporto di ossigeno a livello miocardico , migliora la perfusione miocardica e in particolare aumenta il flusso coronarico nei pazienti con malattia del microcircolo e/o anomalie della funzione endoteliale coronarica , come nei diabetici , nelle donne e nei pazienti con angina microvascolare. Negli studi clinici sulla SCAD i migliori risultati sono stati infatti riportati nelle donne e nei pazienti con diabete. Per la sua assenza di effetti emodinamici può essere facilmente associata ai beta-bloccanti. Il migliore effetto sulla angina si ottiene con il progressivo aumento di dosaggio del farmaco dai 375 mg bid iniziali fino a 750 mg bid , con step di 2-4 settimane. I nitrati: quelli a breve durata di azione sono essenziali per il controllo della angina , ma il loro uso dovrebbe essere limitato nel lungo periodo e soprattutto dovrebbe essere interdetto l’ uso dei preparati a lunga durata di azione per la comparsa di “tolerance” e alterata funzione endoteliale. Nonostante il loro largo uso, la efficacia dei nitrati a lunga durata di azione non è stata mai dimostrata in studi clinici controllati.
Con il contributo non condizionante di
Gian Piero Perna |