Comunicati Stampa
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Digital Health Forum, apprezzamento di Fimmg per le posizioni espresse dal ministro Schillaci e dal sottosegretario Gemmato. Scotti: «Vera transizione digitale solo coinvolgendo i professionisti». Sui bandi per la formazione in medicina generale: «Il ministero mandi gli ispettori nelle regioni inadempienti».
«Condividiamo in pieno la visione di una sanità che faccia della digitalizzazione uno strumento di supporto ai medici. Una digitalizzazione che, liberando il medico da adempimenti burocratici, ne valorizzi il ruolo e gli consenta di liberare ulteriore tempo per una presa in carico sempre più efficace». Lo dice Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, in merito alle dichiarazioni del ministro Orazio Schillaci rese in occasione del Digital Health Forum in corso a Roma. Scotti aggiunge inoltre che affinché questa transizione tecnologica possa realmente portare un beneficio a tutto vantaggio della salute dei cittadini è essenziale che sia condivisa con gli attori protagonisti, vale a dire con i professionisti impegnati a garantire il rispetto dei LEA e un’assistenza di prossimità che sia sempre più capillare ed efficiente. «Questo – sottolinea il leader Fimmg – è il solo modo di realizzare una transizione realmente efficace. Cosa che purtroppo non accade in alcune Regioni, dove il passaggio viene considerato meramente tecnico e, con un automatismo, svilisce la professionalità dei medici». In questo senso, per Fimmg è imprescindibile il ruolo che spetta agli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri nelle singole Regioni e a livello nazionale come Federazioni degli Ordini dei medici. «Un ruolo di vigilanza – dice Scotti – perché non dobbiamo cadere in una nuovissima burocrazia digitale». Sul tema dell’evoluzione che la sanità deve inevitabilmente vivere se si vuole preservare il diritto alla salute, Scotti plaude poi alle parole del sottosegretario Gemmato. Sempre in occasione del Digital Health Forum il sottosegretario ha sottolineato che non c’è il personale sanitario per 1.350 case comunità, 605 Cot (Centrali operative territoriali) e 400 ospedali di comunità. Inoltre, una struttura ogni 45 mila abitanti non è sanità territoriale. Infine, se si mettono in campo ulteriori 2.000 strutture sarà difficile negli anni riuscire a finanziarle. Parole, pienamente condivise da Fimmg, che dimostrano ancora una volta una visione pragmatica e scevra da convincimenti ideologici. «Le case di comunità dovranno essere delle strutture di prossimità e non si può non considerare sin da oggi che queste strutture ricadranno negli anni sul fondo sanitario nazionale. In questo senso, il rischio è di una privatizzazione delle cure primarie che finirebbe col compromettere inevitabilmente il dettato dell’articolo 32 della Costituzione». Considerazione che devono essere parte di una visione ampia e seria del rinnovamento del sistema sanitario. Così come molto grave è il ritardo che le Regioni stanno manifestando nel bandire i corsi di formazione che servono a rimpinguare le fila dei medici di famiglia. «Inaccettabile che a due mesi dalla scadenza fissata per legge non sia avvenuta ancora la pubblicazione dei bandi per il triennio 2023- 2023 per la formazione in medicina generale. Chiediamo – conclude Scotti – che il Ministero verifichi che siano state espletate le procedure nazionali necessarie e se questo è avvenuto auspichiamo che vengano inviati ad horas ispettori nelle Regioni inadempienti per verificare a cosa siano dovuti i ritardi».