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Scotti: Sposiamo il punto di vista di Monsignor Paglia. Serve rete di assistenza sociale
Ondate di calore, Silvestro Scotti: «Sposiamo in pieno il punto di vista di Monsignor Vincenzo Paglia. Serve una rete di assistenza sociale, non modelli assistenziali inappropriati»
«Quest’ondata di calore è certamente un evento straordinario ma, così com’è stato per il Covid, non è solo un’emergenza sanitaria, è un’emergenza sociale. In questo caso, la mancanza di una rete che non può certo essere sostituita dalla medicina generale». Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, sostiene con forza quanto dichiarato da Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e già presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, per il quale «i nostri anziani non muoiono di caldo, ma di solitudine e abbandono». Una posizione, peraltro, più volte sostenuta dalla Fimmg, che lamenta da tempo le carenze sociali del sistema. «Che senso ha dire agli anziani e ai fragili di restare a casa per proteggersi dal caldo se poi nessuno li assiste», dice Scotti, che sottolinea poi come sia inutile, se non addirittura dannoso, puntare su misure che tendono a rendere sanitari quelli che dovrebbero essere interventi sociali. «Non c’è bisogno di misure già viste con dubbi risultati in epoca recente – ripete il leader Fimmg – né si può pensare di gettare la croce sui medici, già sotto pressione per i carichi di lavoro estenuanti, con interventi che appartengono ad altri ambiti. I medici di medicina generale sono già subissati dal lavoro ordinario, spingerli oltre significherebbe esporli ad un altissimo rischio di burnout finendo per velocizzare la loro uscita dal sistema». Per Scotti è insomma un errore continuare a parlare di migliorare l’attrattività della medicina di famiglia e proporre poi modelli assistenziali inappropriati che confondono i medici e gli stessi cittadini. «Ai medici di medicina generale va chiesto ciò che è nelle loro competenze che, nei confronti di una rete sociale di sostegno agli anziani, può essere quella di trasmettere in via informatica dati critici sulle persone maggiormente a rischio. Se ci fosse una piattaforma informatica il management distrettuale potrebbe gestire il flusso di informazioni e smistarlo in base alle esigenze dei territori, non ci sarebbero nemmeno costi in più». In definitiva, serve «una rete di professionisti sul territorio per non abbandonare queste persone. I medici di medicina generale da soli non possono bastare». Il riferimento del segretario generale Fimmg è all’assistenza domiciliare programmata destinata agli anziani trasportabili e quelli che non si recano allo studio. Per svolgere questa attività, i medici di medicina generale comunicano al Distretto il numero di accessi, le patologie o le fragilità. La domanda che si pone Scotti è «perché questi dati forniti non vengano usati per creare un piano di assistenza in connessione con i servizi sociali, affinché intervengano?».