Comunicati Stampa
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Fimmg: «Ennesima violenza annunciata. Fenomeno sempre dilagante che non risparmia più neanche la MG»
Un’aggressione brutale, l’ennesimo episodio che segna un’escalation che pare inarrestabile. Possibile che sia realmente così, che non si possa intervenire in modo efficace? Se lo chiede la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) all’indomani della caccia all’uomo, anzi al medico e all’infermiere, che si è svolta al Riuniti di Foggia. Quella di Foggia è solo l’ultima delle aggressioni ai danni di un camice bianco, un tema sul quale la Fimmg si batte da anni per una soluzione efficace. «La possibilità di avere una procedibilità d’ufficio è stato un passo importante, ma non basta», dicono dal Sindacato, sottolineando che la situazione ormai non riguarda più solo i reparti d’emergenza, ma sempre più spesso intacca branche come la medicina di famiglia e la continuità assistenziale. Agli inizi di luglio, la violenza di un paziente si era riversata su un medico di medicina generale colpito ripetutamente da un paziente all’interno del suo stesso ambulatorio a Massa Lubrense. Prima ancora l’aggressione ad un medico della continuità assistenziale per la richiesta illegittima, da parte del paziente, di un certificato di malattia che giustificasse l’assenza dal lavoro. «Spesso, alla violenza fisica si aggiunge quella verbale - proseguono dalla Fimmg – una condizione che è ormai insostenibile, che non può e non deve essere tollerata e che sta portando il Servizio sanitario nazionale a perdere i suoi migliori professionisti, ormai in fuga dalle branche a maggior rischio. Un tema, quello della violenza, che diventa ancor più grave in considerazione della femminilizzazione della professione. Se da un lato sono sempre più le donne che scelgono una carriera in medicina, dall’altro l’aggressività di una parte dell’utenza aumenta il pericolo di aggressioni ai loro danni, visto che le si percepisce come più vulnerabili. «È determinante una profonda riflessione sulle cause sociali e culturali che sottendono a questo fenomeno, perché non si può continuare a lavorare accettando come immodificabile questo stato di cose», concludono dalla Fimmg.