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Scotti: Sentiamo forte il dovere di opporci con tutte le nostre forze a questa barbarie
Violenza di genere, prosegue l’impegno della Fimmg al fianco delle donne, Silvestro Scotti: «Sentiamo forte il dovere di opporci con tutte le nostre forze a questa barbarie»
«In 13 anni, da quando è iniziato il drammatico conteggio dei femminicidi, abbiamo contato 1.276 vittime. Un numero enorme, ma la cosa ancor più inaccettabile è che questo bollettino di guerra non accenna a fermarsi. Come medici sentiamo forte il dovere di fare la nostra parte per opporci con tutte le nostre forze a questa barbarie e per questo, da anni, ci spendiamo in iniziative che possano contribuire ad un cambio di paradigma». A parlare è il segretario generale Fimmg, Silvestro Scotti, che commenta con amarezza e dolore le tante morti per femminicidio susseguitesi in questi anni senza soluzione di continuità. Proprio la Federazione italiana dei medici di medicina generale avvierà da domani (25 novembre) un progetto di Formazione a distanza che per un anno che si propone di fornire ai medici di medicina generale gli strumenti per migliorare la capacità di intercettare precocemente i segnali diretti o indiretti della violenza sulle donne, riconoscere segni e sintomi della violenza subita, segnalare la violenza, contribuire a orientare la richiesta di aiuto e accelerare l’intervento dei presìdi di sanità pubblica e delle reti territoriali di contrasto alla violenza. Un progetto che rimarca l’impegno della Fimmg nella lotta alla violenza di genere. L’assunto di base, insomma, è quello di puntare a mettere i medici di medicina generale in condizione di guardare oltre le apparenze, di cogliere i campanelli d’allarme di un disagio che spesso, per paura o vergogna, è nascosto nel profondo dell’anima. È giusto ricordare che sono 86 le vittime di femminicidio nel solo 2023, donne i cui nomi sono un monito nei confronti di tutti e impongono a ciascuno, per la propria parte, di fare il possibile. Un compito difficile, ma indispensabile, perché la violenza contro le donne è un fenomeno strisciante, difficile da individuare. In molti casi si sviluppa nell’ambiente familiare, in condizioni più difficili da dichiarare e denunciare. Spesso la donna è sola nell’affrontare un dramma che, se rivelato, sconvolgerebbe la vita anche di altre persone che le sono care. «Il medico di medicina generale – dice Tommasa Maio, responsabile scientifico della Fad - può trovarsi nella condizione di sospettare o intercettare segnali, riscontrare segni e sintomi o essere messo a parte dell’esistenza del problema. È fondamentale che il medico possa agire tempestivamente e in modo appropriato per contribuire a proteggere la donna e a impedire l’escalation verso un tragico epilogo». Proprio per arrivare al più ampio numero possibile di medici, come detto, la Fad che si aprirà domani resterà aperta per un anno e vedrà nella sua faculty molte donne che realmente hanno fatto la differenza nella lotta alla violenza di genere: da Elena Baragli (presidente Artemisia) a Paola Di Nicola Travaglini (Consigliera della Corte Suprema di cassazione), passando per Vittoria Doretti (Ufficiale O.M.R.I. - Esperta CTS Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e la violenza di genere - Presidenza del Consiglio dei Ministri DPO), Elisa Ercoli (presidente Differenza Donna), Martina Focardi (Dirigente Medico Di Medicina Legale- Azienda Ospedaliera Università Careggi Firenze), Alessandra Kustermann (Presidente Associazione SVS DAD Onlus) e Linda Laura Sabbadini (Direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’Istat).